A cinquant'anni dal varo dello statuto dei Lavoratori ci ritroviamo, in era pandemica, a festeggiare questo strumento legislativo frutto di lotte e sangue delle lavoratrici e dei lavoratori. Numerose incursioni da parte legislativa ne hanno depotenziato e stravolto l'impianto che rischia di diventare una mera dichiarazione di principi. L'assalto alla diligenza allo statuto di governi sempre più schiacciati sulle richieste della confindustria e delle pulsioni liberali ci stanno riportando indietro al 1970. Il Jobs act, voluto e sostenuto da chi andava a braccetto col defunto Marchionne, gli ha dato delle poderose mazzate con l'idea che per la sua presunta rigidità ha rappresentato un freno ed un ostacolo all'accesso nel mondo del lavoro. Invece nulla di tutto questo. A fronte di sbandierate vittorie sul fronte dell'occupazione in realtà si è trattato di un aumento dei lavoratori a tempo determinato con diritti sempre di più al ribasso. Ci sarebbe da scrivere e commentare tanto, ma su questi argomenti si sono versati fiumi di inchiostro senza intaccare la sostanza che siamo e viviamo in una economia di mercato globalizzata. Non è che i problemi sul fronte lavoro si siano acuiti con l'arrivo del Covid19, casomai ne ha messo a nudo quegli elementi che da più parti venivano individuati; il lavoro dei riders e lo smart working è la parte che emerge, ma sotto c'è di tutto, dai lavoratori che reclamano più sicurezza, si muore sul lavoro con o senza il Covid, a quelli che non esistono, i cosiddetti invisibili. Per cominciare una piccola, ma importante, elencazione possiamo individuare i lavoratori stagionali, quelli con partita IVA che in realtà mascherano un lavoro subordinato sottopagato e senza diritti, i lavoratori dei call center che lavorano con orari massacranti, i lavoratori sempre connessi perchè l'algoritmo li controlla. Questi ed altri lavoratrici e lavoratori qualche giorno prima che si dichiarasse la pandemia affrontavano quotidianamente importanti sacrifici a fronte di diritti negati ed un salario, anzi una remunerazione, che consentiva giusto di sopravvivere. Dopo di che arriva lo tzunami della pandemia. Guardavo ieri un programma dove si rimarcava che il numero di chi si rivolge alla Caritas in questi giorni è aumentato vertiginosamente, in un altro canale televisivo invece si parlava dei cantieri navali dove si costruiscono yacht, un settore che non conosce crisi, neppure con la pandemia. Anzi! Dentro questi confortevoli natanti ti consentono di superare questo periodo al riparo dai contagi, nel mondo dorato di chi può permetterselo. Al contrario nelle favelas, nelle bidonville, si muore cento volte tanto rispetto ai quartieri "in", ma questo mi pare di averlo già scritto in un altro posto. Dunque ieri festeggiammo i 50 anni dello Statuto dei Lavoratori. Oggi invece, manco a farlo apposta, lo sciopero degli invisibili, lanciato dal sindacalista Aboubakar Soumahoro, da sempre impegnato nelle lotte dei braccianti agricoli, cioè quel lavoro che molti connazionali non vogliono fare, perche è un lavoro che spacca la schiena ed è sottopagato, svolto spesso da immigrati e irregolari, un lavoro controllato in parecchie parti del centro sud dal caporalato mafioso locale. Dunque se da una parte c'è chi ha versato lacrime dopo quel provvedimento (non aggiungo nulla su questa ministra,per le giravolte politiche da ragazza bracciante a ministra) che regolarizza i lavoratori stagionali ma che non tiene conto di tutta la platea degli irregolari, che non potrebbe avere quel documento che gli consentirebbe di lavorare, perché queste norme mentre sembrano arrivare nella direzione auspicata da questi lavoratori, ma osteggiata da quella parte che della paura degli immigrati ne ha fatto una bandiera, in realtà nasconde un mero calcolo di mercato, cioè consentire di poter raccogliere almento una parte della verdura e della frutta che marcirebbe nella terra. In sintesi un mero calcolo di mercato. In piena pandemia, direte che strano?! La prima cosa da salvare è sempre il profitto ed il mercato, non la salute dei lavoratori o l'occupazione. Ci sarebbero altre considerazioni che ci porterebbero lontano. Per oggi, senza altri giri di questioni, dunque aderisco allo sciopero della spesa a sostegno della battaglia di civiltà portato avanti dai lavoratori invisibili.
In tutto questo mare magno di sofferenze c'è da registrare la richiesta dell'FCA (il colosso automobilistico) che chiede aiuti di Stato per 6,3 miliardi di euro per le attività che svolge in Italia. Una richiesta incredibile per una società, multinazionale, che ormai di italiano ha ben poco, vista la sede legale in Olanda, se non il vecchio ed antico vezzo già dal ventennio di chiedere e reclamare soldi allo Stato con il ricatto dell'occupazione. Insomma i capitalisti non cambiano neanche nel vortice della morte Covid, perchè devono fare i soldi, gli sghei, alla faccia di chi fa la fila al monte dei pegni o chi per mangiare si rivolge alla caritas. Per restare a casa nostra, sembra che ci siamo abituati alla situazione, ho visto che riprendono le infrazioni degli automobilisti, il rispetto degli stop sembra un optional, si riprende a buttare la spazzatura per le strade con l'aggravante che ora ci sono anche elementi di contagio, non è inusuale vedere nei marciapiedi guanti o mascherine in bella mostra appena buttati all'uscita di un market. Com'era quella questione, ne usciremo migliori? Non credo.
Dopo questo finale poco ottimistico non mi resta che augurare un miglioramento nelle mani delle nuve generazioni. Non so esattamente cosa volesse dire lo scrittore Erri De Luca con la frase "oggi la parola "rivoluzione" è scaduta, si è esaurita nel novecento (un altro che mette in soffitta quel secolo, e non me lo sarei mai aspettato). Prosegue dicendo che La nuova è "una generazione profetica", parlando dei tredicenni-quindicenni. Non so che dire su questa fiducia che ripone in questa generazione. So che tutte le volte si ripropone una speranza nelle giovani leve. Vedremo.
Mi verrebbe da dire alla Rino Gaetano... ma il cielo è sempre più blu...
Chi vive in baracca, chi suda il salario
Chi ama l'amore e i sogni di gloria
Chi ruba pensioni, chi ha scarsa memoria
Chi mangia una volta, chi tira al bersaglio
Chi vuole l'aumento, chi gioca a Sanremo
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