sabato 4 luglio 2020

3 e 4 luglio - Gratzianeddu, la fine di un mito?

Nel post scorso facevo conto della scomparsa dell'orgolese Grazianeddu Mesina ridiventato super latitante dopo che, avanti ieri, si era reso irreperibile alle forze di polizia qualche ora prima che la Cassazione gli confermasse 30 anni di reclusione. Ci ho pensato un po' e mi pareva brutto parlarne però ci sono cose che talvolta ti costringono a prendere posizione anche se talvolta controcorrente. Giusto per esprimere il tuo parere. Senza alcuna pretesa.
Il primo cittadino di Orgosolo, paese del centro della Barbagia, con un piglio istituzionale ma anche con un un atteggiamento che sottende la presa di distanza da quello che, a ragione o a torto, per molti sardi era diventato un mito intervistato da Videolina dice che "Umanamente è una vicenda che dispiace però è giusto che la giustizia faccia il suo corso" poi prosegue dicendo che a Orgosolo in questo periodo di pandemia ci sono problemi ben più importanti da risolvere. Questo è, forse, l'epilogo o l'uscita di scena di questo "mito", esponente di spicco del banditismo sardo del dopoguerra, la sua carriera ebbe inizio a 14 anni arrestato per porto d'armi abusivo, conosciuto per una ventina di rocambolesche fughe dai penitenziari, dieci delle quali portate riuscire, famoso per il suo ruolo di mediatore nel sequestro del piccolo Farouk Kassam.
La figura del bandito ribelle ha per una piccola parte influenzato la cultura cinematografica e musicale, in particolare un gruppo hip hop isolano Sa Razza gli ha interamente dedicato il brano Vero Sardo G. Lo stesso Giangiacomo Feltrinelli nel 1968 cercò di contattarlo per verificare se era possibile una area di indipendentismo sardo con a capo Gratzianeddu. Questo almeno secondo i documenti della Commissione parlamentare di inchiesta stragi.
Nel 2004 riceve la grazia dal Presidente della Repubblica Ciampi. Nessuno poteva immaginare che questo bandito, gentiluomo?, chiamato il re del Supramonte, tutto proiettato verso una nuova vita "onesta", si sarebbe macchiato del reato di traffico internazionale di stupefacenti, che gli è costata la condanna a 30 anni e la cancellazione della grazia. La Cassazione ha decretato che la condanna è giusta e che quindi dovrà scontare la pena nelle patrie galere fino a al compimento di 108 anni. In pratica come disse lo stesso Mesina, una condanna al carcere perpetuo.  Non ho mai capito l'interesse di tanti giovani che lo hanno seguito come un mito, certo è che secondo la morale di chi crede in quei valori umani di libertà indipendenza et similia trovarsi difronte il proprio mito che traffica droga non deve essere stato bello da mandare giù.
In ogni caso, nel bene e nel male, Gratzianeddu ha consentito di far conoscere, anche a livello internazionale, il suo paese natale che per fortuna ora è conosciuto più per i murales il territorio del Supramonte, il costume coloratissimo, i gruppi a Tenores e la cucina piuttosto che per lui , il mito superlatitante.
Detto questo spero che se davvero dobbiamo parlare di miti o personaggi positivi la Sardegna ne ha in quantità e qualità, a partire da Antonio Gramsci, Emilio Lussu, per proseguire con Grazia Deledda premio Nobel per la letteratura, lo scultore Francesco Ciusa, gli artisti Maria Lai di Ulassai, Antine Nivola di Orani, Pinuccio Sciola di San Sperate, ancora Salvatore Satta giurista e padre del codice di procedura civile, i poeti Sebastiano Satta e Peppino Mereu, il jazzista di fama internazionale Paolo Fresu. E potrei continuare ancora. Per questo non capisco questo piglio infantile di chi esalta figure come Mesina dinenticandosi che la mostra terra ha prodotto personaggi davvero autentici puri che avrebbero meritato maggiore considerazione. Forse la scuola non ha fatto tutto quello che doveva e poteva. Che dire, chissà che si consegni nel breve termine alla giustizia e che si rassegni al tempo che passa. Ma c'è comunque speranza che venga archiviato questo falso mito che probabilmente non merita lo spazio che i media anche oggi gli dedicano. Si sa però che in tempi di covid19 le notizie languono e che i fatti di cronaca, che un tempo aumentavano la vendita dei quotidiani, tirano ed attirano più di altri.
A menzus bìere



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