Il rumore dei decespugliatori dalla mattina presto è il segno che la stagione estiva è agli inizi. In realtà lo sfalcio dell'erba è già iniziato a maggio ma le piogge abbondanti hanno richiesto ulteriori tagli aggiuntivi. Quando sei nel tuo paesello cambia la percezione dei suoni e dei rumori. Anche in una giornata soleggiata come questa interessata da un persistente maestrale, sei in grado di capire chi svolge lavori di sfalcio dell'erba, da quale terreno vicinato o famiglia, o chi sta facendo dei lavori di manutenzione della casa. Chi mette a posto le tegole o il taglio di rami ingombranti. In città no, tutte queste questioni passano in secondo o terzo piano, nelle frequenze in decibel dei motori o i mezzi meccanici, clacson sirene, che superano tutto. Per cui se ci sono lavori di ammodernamento o sfalcio dell'erba importa poco niente a qualcuno, se non per il disturbo per parcheggiare o il rumore. Dunque questi rumori creano una barriera fra le vie importanti e le altre, una colonna sonora che ti disturba i pensieri e ti sconcentra se non sei abituato. Chi come me che ha la fortuna di vivere anche alternativamente, soprattutto il fine settimana, in un piccolo centro riesce a distinguere suoni dai rumori. Questo normalmente. Durante il lockdown, prima che fossi costretto a tornare al mio comune di residenza, ho avuto modo di "sentire" il silenzio notturno di Cagliari. Incredibile. L'ultima notte ho sentito addirittura un Grillo rintanato in una crepa del muro nell'edificio difronte, rotto solo dalle poche ambulanze che passavano nella via Is Mirrionis sede del SS Trinità ora deputato a Centro Covid.
Nei centri dell'interno, ma già dopo la cintura del capoluogo, invece il controllo sociale e la conoscenza diretta degli abitanti ti coinvolge anche in queste attività di cui parlavo e i suoni sono tutti chiaramente distinguibili. Dal rumore dell'autocarro del vicino al trattore di chi va al suo ovile per mungere le bestie, ma anche le chiacchiere di chi fa la passeggiata mattutina o al tramonto e di incrocia con altri, per cui spesso dal timbro della voce riconosci di chi si tratta. Ma anche il canto del gallo, o l'abbaiare del cane del vicino al passaggio anche se leggero di un gatto o l'avvicinarsi del postino al cancello li distingui chiaramente da dove provengono. Mi è stato chiesto perché rientravo spesso al mio paese e cosa ci trovavo di speciale. Ho sempre prontamente risposto "il silenzio", sopratutto la sera in inverno che ti consente di concentrarti sulla lettura di un libro. Questa pandemia, posso dire, che nei piccoli centri come il mio quasi non ha disturbato il lento procedere delle giornate; per non parlare dei contagi che se non fosse per i media che giornalmente riportavano i nomi dei luoghi dove si registravano, da noi sono stati inesistenti nel raggio di almeno 30 kilometri.
Se comunque stiamo tornando in una precaria "normalità" in convivenza col coronavirus nel resto del mondo andiamo malissimo. Per citare il più grave, in Brasile il numero dei contagi coronavirus ha superato con oltre un milione di contagi e quasi 50 mila morti.
In questa cornice, paesana, silenziosa, immersa nel verde, con tanti appassionati che raggiungono siti archeologici per assistere al solstizio d'estate iniziato ieri 19 fino al tramonto del 21 giugno, oggi, nella giornata più lunga dell'anno, riprende il campionato di calcio che vede disputare l'incontro, che ovviamente mi riguarda in quanto sardo, di Verona-Cagliari nel secondo recupero della 25^ giornata di campionato col debutto di Zenga allenatore. Non mi resta che augurarci un grande in bocca al lupo considerato oltre i mesi dello stop del covid19 che la vittoria ci manca da diversi mesi.
Forza Cagliari, forza rossoblù
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