venerdì 12 giugno 2020

11,12 giugno 2020 - sangue sudore e lacrime

Mentre noi siamo dentro la fase 3, per cui pazientemente e alacremente stiamo imparando a convivere col coronavirus, nel mondo la pandemia tiene banco. In America Latina si registra un boom di contagi per cui si ritrova nel vortice della pandemia che coinvolge una popolazione superiore a un milione e mezzo di contagiati. In Europa abbiamo raggiunto il picco dei contagi ma in polonia e in Svezia ancora si teme un aumento nelle prossime settimane. Il Brasile risulta, in modo preoccupante, il più colpito con 800.000 contagi e quarantamila morti; solo negli ultimi tre giorni c'è stato un aumento vertiginoso di centomila contagi. Per non dire nel Medio Oriente dove i morti di covid nello Yemen si aggiungono ai morti per le bombe e il colera. Mentre nella martoriata Palestina non si hanno notizie se ricercandole in rete dove ci notiziano che i 14.500 circa operai che ogni giorno ritornano da Israele a casa loro nella Cisgiordania passando nei check point israeliani rischiano di contagiare in modo incontrollato il resto della popolazione; si segnala pure che nelle carceri israeliane migliaia di palestinesi rinchiusi senza alcuna misura di distanza o igienico sanitarie. Queste sono alcuni riquadri a random di situazioni del globo, per dire che fino a qualche mese fa si scherzava sulla portata di questo virus per alcuni addirittura paragonabile ad una influenza stagionale. Noi siamo rimasti in lockdown con un blocco delle attività produttive che ha determinato, secondo recentissimi dati, un aumento di centomila disoccupati, senza contare chi ormai da anni il lavoro non lo cerca più. Dopo i risultati confortanti sul versante dei contagi nazionali dobbiamo comunque registrare un aumento nelle ultime 24 ore, seppur minimo, del numero dei contagi di cui su 400 circa il 69% sono in Lombardia. Il trend è questo per cui da diversi giorni abbiamo Regioni a zero contagi o al massimo 1 al giorno mentre al nord la situazione è sempre quella che preoccupa di più. Ho già detto come la penso e questo lo riporto per uno stimolo sulla riflessione. Detto questo penso che in tanti, troppi, legittimamente vogliano correre verso la "normalità" e credo, però e purtroppo, che in tanti stiano dimenticando quello che è accaduto nei tre mesi. Una prova di normalità ce l'abbiamo giusto oggi con l'inizio delle competizioni calcistiche, prima del campionato che riprenderà dopo 103 giorni di stop forzato il 20 giugno, con l'incontro di cartello Juve-Milan. Ma si sa che i giochi, le gare, le competizioni e sport di massa sono la passione del popolo, non a caso per i romani era la droga più formidabile unita al cibo, con la dicotomia "panem et circenses". Quindi a passi lesti verso la normalità e verso l'estate imminente che vede, a quanto pare, una volontà di vacanze che interesserà un italiano su due, ancora poco, ma che comunque è un segnale di volontà di tornare alla vita normale. Certo dopo tanti proclami fughe in avanti e marce indietro della nostra giunta regionale, per quanto ci riguarda da vicino, non mi pare di intravedere controlli o qualcosa che gli assomiglia riguardo ai turisti che verranno e stanno già arrivando in Sardegna. Piluccando in rete ho visto che negli aeroporti sardi, oltre alla misurazione della temperatura, se non è ancora stato fatto prima della partenza, i passeggeri dovranno mettere in uno scatolone di cartone una scheda con i loro dati, non ho capito bene di che dichiarazione si tratti ma fossi al posto dei nostri amministratori mi porrei alcune domande sul versante della sicurezza. Che diamine ci hanno tenuti bloccati per mesi, in tati comuni dell'Isola, che in questi dieci registriamo zero contagi al massimo uno, ed ora dobbiamo davvero stare attenti perchè, francamente, non ci fidiamo delle misure, se ce ne sono, che sono state prese dalla Regione. Insomma abbiamo assistito per mesi a questo abbaiare continuo e poi, forse con l'arrivo del proconsole leghista, nulla di quanto dichiarato, così come avevo scritto io in alcuni post. Davvero preoccupante. Per fortuna che la Sardegna è fatta da tante piccole isole per cui si vive da sempre in una situazione di abitanti in isole nell'isola, con un controllo sociale che frenerà senz'altro un eventuale ritorno del covid. Nella speranza che nulla accada di grave, anche se come dice il proverbio "chi visse sperando, morì non si può dire", continua la nostra vita quotidiana.
In tutto questo marasma generale la situazione negli USA riguardo alle manifestazioni del BlackLivesMatter stanno mettendo a dura prova il potere del tycoon il quale non aveva, e non ha, preso sul serio la pandemia invitando a usare o curarsi con la candeggina. Ci sarebbe da ridere per questo personaggio da baraccone se non fosse che ha comunque un grande seguito, anche da noi, e che ha a disposizione il famoso bottone rosso per il lancio delle atomiche. No, davvero, questo mi preoccupa più del covid19. A proposito degli U.S.A., e giusto per stemperare queste preoccupazioni dovute al periodo, voglio segnalare che anche a distanza di quasi cinquant'anni resta, almeno per me, inossidabile il gruppo dei Blood, Sweat & Tears, Sangue Sudore e Lacrime, che in questo periodo non mancano, capitanato dal polistrumentista Al Cooper; in particolare del loro primo album "Child Is Father to the Man" del 1972 con quella magnifica seconda traccia "I love you more you'll ever know" (scritta dallo stesso Al Cooper) che da giorni non smetto di ascoltare; la ascolto volentieri in tutte le varie altre versioni di artisti come Donny Hathaway, forse la più conosciuta con quella carica soul, quella di John Bonamassa con Beth Hart, dinGary Moore e la fantastica Amy Winehouse. Meritano tutte di essere ascoltate e riascoltate, chissà che non ci diano una maggiore carica di resilienza. Fanculo al coronavirus.

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