martedì 14 luglio 2020

13 e 14 luglio 2020 - la retorica mi annoia

《Al principio dei flagelli e quando sono terminati, si fa sempre un po’ di retorica. Nel primo caso l’abitudine non è ancora perduta, e nel secondo è ormai tornata. Soltanto nel momento della sventura ci si abitua alla verità, ossia al silenzio.》
(Albert Camus, La peste)
Non so se l'arte della retorica, ai principi di marzo, si sia smarrita o inabbissata come in un fiume carsico. Oppure se in questa fase 3 di convivenza virale sia ritornata, cosìcome lo è sempre stata dall'antica Roma. Però di questi tempi di iper informazione dove i media tengono banco, dove chi interviene o viene intervistato non vede l'ora di dire la sua, con sfumature e piccole differenze rispetto ai co relatori, vedo che costoro si piacciono a dire quel che pensano su tutto e tutti. Per caso ieri nel dopo tigì mi sono fermato, per qualche minuto, a sentire questi signori che, sebbene della stessa parte politica, marcavano il loro territorio con sfumature che non avevano il senso di dare torto agli altri, ma neppure ragione. Si vede che le carte sono ancora coperte e che qualcuno si sta preparando a fare il salto della quaglia o a sposare il mostro. Certo dopo il ventennio dell'homo Arcorensis ora tutto è possibile. I partiti sono liquefatti, liquidi, leggeri, evanescenti per cui ognuno si fa il partito di cui sarà il leader oppure esce dal gruppo dove è stato eletto per contare di più o far saltare il banco. Gli effetti di di quel signore brianzolo si faranno sentire credo per altri lustri quando probabilmente gli effetti del virus saranno dimenticati o obliterati. Eh si! non c'è peste peggiore dell'uomo stesso. Sono quindi andato a verificare i curricula di questi signori e, rispetto a ciò che dicevano, erano vistose le contraddizioni rispetto a ciò che hanno fatto in passato o detto. Per questo non credo che sia effetto del virus, è che certe abitudini sono dure a morire. Se la retorica resiste anche in situazioni di stato di emergenza vuol dire che non c'è speranza. E allora ti devi rifugiare immergendoti nelle letture con tappeto musicale a basso volume. A un certo punto mi sono pure sintonizzato nella stazione radiofonica dove si trasmetteva inter torino, però Morfeo e sopraggiunto impedendomi di conoscere il risultato, che ho appreso giusto stamattina in rete. Poco male. Tornando a quei signori che mi hanno tediato oltremodo, è chiaro che certuni non sono ancora caduti nella sventura, se no non sarebbero stati li a brigare per un tornaconto elettorale o giù di lì o per un gettone di presenza, non così invece diversamente chi di fronte alla realtà, quella che ti da fare i conti con la crisi, che ti inchioda al silenzio. Che almeno non disturbi la sensibilità e le orecchie di sventurati utenti di quella tivu che paghi, obtorto collo, perché lo ritrovi in bolletta. Non che la musica cambi nelle reti cosiddette private, anzi lì il fetore e il chiasso è più fastidioso, almeno non paghi.
Per ora restiamo in attesa della fine di questo periodo funesto, come l'anno bisesto, nella speranza che fame e morte ci risparmi.
Anno bisesto fame, morte e peste. (Proverbio popolare)
Fanculo al covid19 ma anche a chi si piace a parlare in tivu. Fanculo anche alla retorica che, come disse Pirandello, <<La Retorica, insomma, era come un guardaroba: il guardaroba dell’eloquenza dove i pensieri nudi andavano a vestirsi. E gli abiti, in quel guardaroba, erano già belli e pronti, tagliati tutti sui modelli antichi, o meno adorni, di stoffa umile o mezzana o magnifica, divisi in tante scansie, appesi alle grucce e custoditi dalla guardarobiera che si chiamava convenienza. Questa assegnava gli abiti acconci ai pensieri che si presentavano ignudi>>




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