martedì 30 giugno 2020

29 e 30 giugno - scrivere per viaggiare

Quando si ha tempo si scrive. Se si ha voglia. Se si ha qualcosa da dire. Se chi scrive lo ritiene necessario, intanto a se stesso. Gli altri poi, se vogliono leggono. Oppure, come ho già scritto, a futura memoria. Con qualsiasi mezzo. Immagino chi, in altri tempi, ma anche di recente, in una parte del globo che pensiamo lontano ma che in realtà coi mezzi potenti di trasporto distano a un'ora d'aereo, immagino appunto chi recluso abbia con forza reclamato penna e carta su cui scrivere. Anche un pezzo di carta scolorita, la parte posteriore di un manifesto strappato, o di cartone, con un mozzicone di lapis. Una volta avuto gli strumenti ha iniziato un viaggio di fantasia. Intanto prendere nota di quanto accade, ovviamente l'idea di fuga, oppure scrivere teorizzare perché gli altri leggano. Secondo me per evadere. Dalla restrizione. Viaggiando. Un po' come diceva Pessoa in Viaggiare! Perdere paesi! "Viaggiare così è viaggio. Ma lo faccio e non ho di mio/più del sogno del passaggio./Il resto è solo terra e cielo."
Se penso alla bibliografia di chi ha vissuto recluso o su chi è stato in quella condizione. Bene nella Fase-Uno dopo un primo periodo frastornato credo che in tanti abbiano iniziato a scrivere con mezzi agili e potenti. Senza preoccuparsi di averne gli strumenti perché tutti a portata di mano. Lo so stiamo parlando di due forme diverse di reclusione di chiusura di restrizione. Eppure l'approccio può essere stato di chi chiuso fra mura, di casa?, obbligato a starci abbia sentito il bisogno di scrivere e lo abbia fatto. Chissà fra vent'anni potremo leggere con distacco e un po' di divertimento alcune pagine, in rete o su carta, di chi sommamente preoccupato del proprio destino, barricato in casa ha scritto. O ha disegnato. Siamo in un epoca in cui la condivisione dei saperi è ampiamente diffusa ma anche quello in cui si assiste ad una ipertrofica informazione, vera o falsa, che ci ottunde la ragione. Troppi social troppe chiacchiere. Agli inizi del millennio, diciamo prima anni del duemila, i blog parevano delle autostrade percorse da tutti. Con incontri-scontri anche tra idee e anime diverse. Si scriveva il post. Chi ti seguiva, e non solo, poteva commentare, si replicava, e nel frattempo si scriveva un altro post. Tutto con la pacatezza la tranquillità e il tempo che, l'autore del blog, voleva o poteva dedicare. L'avvento dei social come fb ha spazzato via questo strumento, decretando la fine fi piattaforme importanti e ampiamente frequentate come splinder. Torniamo ad oggi. In questa fase che potremo definire attendista stiamo condividendo col covid19 in attesa della pozione che vi salverà cercando di rubare del tempo all'avversario, talvolta facendo finta che non esiste nella speranza di tornare alle nostre occupazioni in perfetta normalità. Tutto intorno però siamo in pandemia, con dieci milioni di contagi. Ci dicono che in autunno potrebbe tornare come agli idi di marzo. O anche no. Perché nel frattempo ai terrapiattisti si è unita una folta schiera di virologi d'occasione che dubitano che la peste vi sia. Intanto dicevo si va avanti anche scrivendo per ammazzare il tempo nel riordino delle idee.
Le convinzioni vere o false nel frattempo dilagano così come le male abitudini di tenere i dispositivi appresso come orpelli, magari griffati, o che si abbinano al colore dei capelli o del vestito. In una trasmissione ho visto che i truccatori disagiati ecc. si stanno attrezzando per far risaltare gli sguardo, gli occhi, quella parte visibile a tutti.
Da un momento all'altro mi aspetto una sfilata di moda si questo argomento, forse c'è già stata. Giusto per caratterizzare il periodo
Quindi tempo per scrivere e per bere. Anche se i bar e birrerie non vivono un periodo d'oro, anzi, non li pare che ci dia stata una diminuzione del consumo di bevande alcoliche. Si è forse imparato a bere meglio e di qualità, spendendo meno, in particolare con gli acquisti in rete. Nei paesi, i piccoli centri soprattutto, il bar è un punto di incontro fra conoscenti amico e paesani. Credo che così come Camus descriveva la città di Orano ne La Peste non credo che diversa di tanto da quanto accade oggi.
“A dir la verità si beveva molto. Un caffè aveva inalberato la scritta “il vino probo uccide il morbo”, l’idea, di per sé naturale nel pubblico, che l’alcool preservava dalle malattie infettive, si rafforzò nell’opinione generale.”

Prosit a tutti.




domenica 28 giugno 2020

27 e 28 giugno 2020 - l'oblio nel Covid

Ho sempre sostenuto che è preferibile l'inverno all'estate. Contro il freddo ti puoi riparare, coprire, riscaldarti. D'estate no. Hai voglia di svestirti, farti doccie, bere acqua, andare al mare. Dovresti stare sempre al riparo con il condizionatore acceso. Niente di più sbagliato e falso. Dovresti vivere come in una campana di vetro, o stare a casa, lasciarla solo per andare a lavoro, ovviamente climatizzato, per evitare le avversità climatiche, ma non tutti lo possono fare. Dunque devi sopportare il caldo e l'afa. Non puoi stare sempre al chiuso. Con la paura del caldo o di quegli insetti noiosi e fastidiosi come le zanzare. Tutte queste considerazioni le puoi, le potevi fare, prima del covid19. Ora tutto questo, credo almeno per un po' di tempo, debba essere archiviato, diciamo messo in secondo piano. Quello che ora conta, di più, è la convivenza con qualcosa che non si sente, non si vede, non lo si percepisce, non condiziona i tuoi sogni, non punge, non ti fa sudare. Il virus c'è con noi, insieme a noi, ovvero potrebbe esserci ma non puoi difenderti. Non ti rendi conto di averlo accanto, come quella signora cn la falce che non si palesa. Questa è la fase della convivenza, almeno in Europa. Nel resto del mondo, America Latina e India, per citare i più importanti numericamente, non hanno ancora raggiunto il "picco" massimo e neppure si sa quando arriverà. Per ora, complessivamente, si parla nel pianeta di 10 milioni di infettati. Eppure da noi sembra essere trascorso tanto tempo dalle paranoie o allarmismi mediatici e tutta quella serie di precauzioni che comunque ci hanno consentito di superare la fase critica. Invece si tratta di un mese, neppure, ma si sa , si dimentica presto, lo dico sopratutto per le nuove generazioni che purtroppo vedo sempre più numerosi senza alcuna protezione e sembra che se ne infischino del contagio, si direbbe da noi in limba secondo una forma di "balentia", di sfida, contro questo nemico che non si vede ma che è, ed è stato, micidiale. Sopratutto questi giorni di calura li vedi in piccoli gruppi che parlano giocano e scherzano senza distanziamenti, senza la preoccupazione delle lezioni o degli esami perchè ora tutto è finito. Come se questa porcheria non potesse riesplodere anche grazie a questi comportamenti scorretti. Che ci si dimentichi presto di cosa è e di cosa è stato il coronavirus, da noi, te ne rendi conto dalle trasmissioni televisive, quei contenitori spazzatura, dove pare di vedere repliche dello scorso anno. L'oblio pare stia ammantando tutto. Anche da parte di chi usa parole d'ordine reazionarie poi sono i primi ad infrangere vistosamente le regole, tanto più se sono politici scafati e qualcuno di questi ha pure ricoperto cariche istituzionali di rilievo. I talk show non cambiano verso, anzi, accelerano verso quel tipo di target pre covid. Chiacchera politica, critiche fine a se stesso, fake news a go go. In tutta questa "normalità" ritorna prepotentemente alla ribalta, per pochi giorni, fino al dimenticatoio anche esso normale e scontato nei media, di quanto è successo cinquanta anni fa, il 27 giugno 1980, nei cieli di Ustica. Una delle pagine oscure, ed oscurate, della nostra recente storia. L'abbattimento da parte di un aereo mai identificato in uno scenario di guerra, secondo il governo italiano, un attentato terroristico, secondo l'AAIB, ma anche un incidente aereo. Quel che di certo, reale e concreto, resta è che un aereo dell'Itavia partito da Bologna e diretto a Palermo viene colpito nei cieli fra Ponza e Ustica con l'uccisione di tutti gli 81 passeggeri. Fra omissioni depistaggi e quantaltro dopo mezzo secolo ancora nulla di chiaro. Come tante altre storie italiane oscurate dai servizi segreti che coprono collusioni e compromissioni di fette delo Stato in stragi che non hanno autori nè mandanti. Alcuni di questi fatti legati alla strategia della tensione con complotti internazionali, magari per deviare o spostare fette di elettorato da una parte all'altra della barricata. Ma questi fatti non di dimenticano e non di possono scordare. Non si può dimenticare neanche in questo periodo pandemico, l'ideale per portarci all'oblio di fatti gravi. Chi tiene buona memoria sono certamente i parenti delle vittime ancora alla ricerca della verità e dei colpevoli.
A questo proposito, ogni volta che arriviamo a qualche tragico anniversario mi vengono in mente i versi del brano "Fight da Faida" di Frankie Hi Nrg Mc, pseudonimo di Francesco Di Gesù, che tratta proprio di questo periodo buio, e non solo, della Repubblica.
《Potere che soggioga
Potere della droga
Potere di uno Stato
Che di tutto se ne frega:
Strage di Bologna Ustica Gladio
Cumuli di scheletri ammassati in un armadio》



venerdì 26 giugno 2020

25,26 giugno 2020 - al fuoco!

Che si stia tornando alla normalità, o che si voglia, si capisce dal numero dei reati che stanno aumentando o da quei fatti di cui poco si sentiva o si leggeva. Chiaro è che a partire da marzo la notizia principale, a tenere tutta la scena, è sempre stata la pandemia. Tutte le altre in un angolo. Giusto oggi, per dire delle notizie che parevano scomparse, leggevo che a pochi chilometri dal mio paese è dovuto intervenire il corpo forestale e dei vigili del fuoco per domare un incendio che ha procurato un disastro ambientale per cui 35 ettari di territorio, tra grano e macchia mediterranea, sono andati a fuoco lambendo persino il parco eolico in prossimità di Nurri. In Sardegna la questione, anzi il problema, degli incendi per tanti anni è sempre stata la prima notizia di apertura dei tg locali. Gli interessi sono tanti. Ridurre tutto a una questione di beghe tra vicini di pascolo oppure, come si è sostenuto per troppi anni, nel mondo rurale, una abitudine dei pastori sardi per avere poi un pascolo migliore, "per migliorare o fertilizzare il cotico erboso" come si legge nel sito sardegnaforeste, mi pare che ormai ci credano davvero in pochi. In pochissimi casi si tratta di autocombustione. Francamente mi è capitato solo una volta di vedere in prossimità di una discarica un inizio di un piccolo incendo scaturito verosimilmente o da cocci di vetro che col caldo torrido ed il sole forte delle ore pomeridiane, o ancora in mezzo dal letame. Quel piccolo incendio si è potuto spegnere usando un arbusto adottato alla bisogna come una scopa. Per il resto, anche se non ho a disposizione statistiche o studi sul campo, per quello che ho letto nei decenni addietro posso affermare che in Sardegna gli incendi sono praticamente di natura dolosa e colposa. Certo la condizione dei terreni pieni di sterpaglie e il caldo torrido di alcune giornate sono un innesco formidabile se a questi si aggiunge il forte vento di maestrale che spesso soffia per una settimana. Fra le cause, oltre che dolose, ha una importanza centrale anche quelle colpose, in questi giorni particolari descritti, secondo un rapporto del CNR, si può verificare a seguito dell'uso di apparecchi meccanici, a fiamma o elettrici, incustodia de fuoco da parte dei campeggiatori, carenza di manutenzione di elettrodotti, scarsa cura del terreno, getto di fiammifferi o mozziconi di sigarette accesi dalle auto. Al di là di questioni legate a conflitti o vendette private, Gli interessi sono molteplici compositi e variegati che vanno dagli interessi turistici o di speculazione edilizia, lo so è paradossale, di chi vuole costruire in territori deputati all'agricoltura o al pascolo. Ma addirittura si parla del business di chi spegne gli incendi, in alcuni casi in seguito a licenziamenti nei cantieri forestali o squadre antincendio. Girano, quindi,intorno agli incendi un sacco di soldi.
Nella Carta de Logu sono cinque i capitoli dedicati alla normativa sugli incendi. Tra le sanzioni era annoverato oltre l'ammenda, la pena di morte o il taglio della mano destra, tale era la riprovazione sociale e morale. Su quello che può accadere in una comunità dopo un incendio non si può misurare o descrivere. Intanto parte di quello che si è portato via il fuoco fa parte della tua memoria e dei tuoi ricorsi da bambino. Per dire che sotto una pianta ti sei riposato o hai mangiato o campeggiato con gli amici oppure sono sbociati degli amori ma anche la morfologia stessa del territorio. Tutto oltre che dal punto di vista del danno ambientale si ripercuote in un danno emozionale. alcuni anni fa, proprio nei primi giorni di agosto, le fiamme sono arrivate a lambire le case dell'abitato del mio paese mandando in fumo duemla ettari di bosco, un bosco di lecci giovani, per la maggior parte, perchè negli stessi territori si era sviluppato un incendio con le stesse proporzioni quasi mezzo secolo fa. Ricordo l'angoscia e la paura di quel giorno e nei giorni a venire, mentre tutta la popolazione si era unita alle squadre antincendio per pattugliare alcune zone al fine di evitare il riprendere del fuoco. Ma ancora più triste, e questo credo che me lo porterò dietro per sempre, è stato vedere l'uliveto della mia famiglia arso per metà nei primi giorni di giugno di tre anni fa. Ognuno di noi può raccontare storie e stati d'animo e ricordi, tristi, di cosa resta dopo un incendio. La rabbia che ti resta dentro è terribile. Se penso che sono contrario alla pena capitale, appena ho letto le pene della Carta de Logu per un attimo le ho ritenute poco severe, tanta è la rabbia che hai dentro dopo aver partecipato allo spegnimento di un incendio nei luoghi della tua vita, dellatua infanzia. Poi ovviamente ritorna l'idea fedele al pensiero di Beccaria. Tuttavia credo che anche quando riescono ad acciuffare i piromani si faccia davvero poco in termini sanzionatori. Credo che il lavoro sia immane e che vada fatto sopratutto a partire dalle scuola primaria investendo sulla cultura e sulla sensibilizzazione delle giovani e future generazioni. Se penso a quello che è accaduto in Amazzonia dove il governo Bolsonaro ragiona solo in termini economici se non razziali, cioè espellere la popolazione nativa, per cui solo nel mese di agosto scorso sono stati 30 mila i roghi registrati, fanno davvero pensare che ci sia un piano criminale, mentre a detta di Biolsonaro sarebbero le organizzazioni ambientaliste per far ricadere la colpa su di lui e diffamarlo. Si potrebbe scrivere ancora tanto ma, come mio solito, inizio un post per dire una cosa e la finisco con pensare ad altro. Fra cui la musica, perchè anche queste questioni hanno una loro colonna sonora. Un brano del Tenores di Neoneli è giusto e preciso per questo post. Si tratta di "Su ballu 'e su fogu", dove si indica una cura per i piromani:
《Los devian cundennarea brusiare lentamente,
subra su crabone ardente,
finas a si ch'istudare,
in manera chi proàrepotan cussu bellu giogu,
in manera chi in su fogu
lassen sa piromania.》


SU BALLU 'E SU FOGU
In s'ierru s'astraòretotu cantu at ruinadu
sa pastura nd'at sicadu
at distrutu su laòre,cussu nordicu rigore
at batidu annada mala,
e arrivan da ogn'ala
lamentos de carestìa.
In s'istìu est arrivadasa desertica sicagna,
mancu s'aria de muntagna
podet esser respirada,
e sa zente est ispantada
de ider cussu sicore,
cun totu custu calore
parimus in Algerìa.
Epuru b'at zente indignachi a su male azunghet male,
cun d'un'ira criminale
at brusiadu sa Sardigna,
razza perfida, maligna,
sa chisina at semenadu,
in Barbagia, in Barigadu,
Nurra, Sulcis, Baronìa.
Impunidos sos balentessa natura sun bochinde,
a desertu reduinde,
suni tancas e padentes,
cussos crobos puzzolentes,
cheren totu avvelenare,
los devimus isolare
che canes peri sa ia.

Los devian cundennarea brusiare lentamente,
subra su crabone ardente,
finas a si ch'istudare,
in manera chi proàrepotan cussu bellu giogu,
in manera chi in su fogu
lassen sa piromania.

Como azis totu brusiadue tantas vidas distrutu,
como chi azis allutu
su irde chi fit restadu,
ite azis balanzadu
ischifosos assassinos ?
Miserabiles cainos,
morzedas in agonìa !
Poberitos innozentes,miserina cussa sorte
ohi, ite cudrele morte
sos cudreles bos han dadu,
in piantu hana lassadu
isposas, mamas e fizos,
a pagare sos fastizos
de cussa zega manìa.
De su rimorsu in su lettunon potana reposare,
e in cella a frazigare,
los lassene a abba e pane,
arrabbiados chei su cane
chi sian de su dolore,
infines unu puntore
chi nd'isperdat sa zenìa.
Sardigna, terra brusiada,terra 'e fogu e de afannos,
non permitas custos dannos,
lassa istare su sufrire,
impresse faghe fuìredisonestos e foghistas,
chi t'an semper, egoistas,
ispulpadu sende bìa.
Tonino Cau -luglio 83





mercoledì 24 giugno 2020

23,24 giugno 2020 - bad dream

Se ti trovi a viaggiare verso il capoluogo e non pensi a quello che è accaduto da marzo in poi, ti sembra di aver vissuto dentro una bolla come nel film The Truman Show. Il traffico sembra aumentato, quasi di botto, a qualsiasi ora un via vai di macchine e mezzi. Meno male che siamo in Sardegna e che la popolazione è di 1,6 milioni, distribuita nel territorio ma, per la maggior parte dei 377 comuni  mi pare di ricordare, per la metà circa su Cagliari e hinterland il resto non superano i 1.500 abitanti, eccezion fatta per quelli a capo della provincia, e qualcun altro intorno ai diecimila abitanti. Dunque, dicevo, viaggi nella arteria principale, la SS 131, ed il via vai del traffico, in diverse ore della giornata ti impressiona. Certo, direte, ci hanno rinchiuso nelle nostre case durante il lockdown forzato e un sacco di cose sono rimaste ferme o inconcluse. Non solo, ma anche negli uffici si riprende a poco a poco in presenza. A questo proposito leggevo stamane sul quotidiano locale che molti baristi rischiano la chiusura in quanto la loro clientela, prima del covid19, era formata, per lo più, da dipendenti della P.A. o dei servizi del terziario. Ma questi sono stati costretti a seguitare il lavoro, come ho più volte sottolineato nei presedenti post, in modalità lavoro agile, in realtà si tratta di telelavoro, perchè tutti costretti a svolgere l'attività da casa propria con aggravio sui propri mezzi in quanto connessione e device per la gran parte non sono stati forniti dal datore di lavoro. Mi duole rimarcare che se negli scorsi decenni ci si lamentava per il datore di lavoro privato, per cui diritti e stipendi erano ridotti rispetto al pubblico, ora ci ritroviamo che nella P.A., lo dico a ragion veduta, il peggior datore nazionale di lavoro è lo Stato che utilizza ancora oggi e più che nel privato, lavoratori precari e in tutte quelle forme di lavoro parasubordinato che appunto difetta sui diritti e sulla paga. Dunque, chiusa parentesi, queste lavoratrici e lavoratori da un lato non stanno andando al bar perchè ancora in tanti sono in telelavoro e gli altri si sono disabituati, ma anche per paura del contagio, a recarsi la mattina nel bar di fiducia per consumare un capuccino una pasta e una mezza d'acqua. Ritorniamo a noi. Non so se qualche sindaco, per esempio quello di Milano, che nonostante le scuse postume disse che in vacanza da noi non ci sarebbe venuto in seguito alla diatriba col governatore isolano, facendo zapping in tv, giusto ieri, diceva che era ora di tornare a lavorare negli uffici con un tono che sottendeva, non lo dico per dietrologia, l'idea per cui chi ha lavorato e continuia a farlo a casa propria sia in vacanza e il telelavoro sia una sorta di hobby con quello della cura delle piante, cucinare, fare le passeggiate. Non so se inveire contro questo signore; ricordo che durante la campagna elettorale in tanti che si dichiaravano di sinistra dissero che non l'avrebbero votato perchè a destra. Con queste ultime uscite credo che i contorni ed il perimetro del suo pensiero si possa davveero far rientrare in quella parte politica. In questa categoria di vacanzieri in casa rientrano a pieno titolo i lavoratori della scuola. parlo dei docenti catapultati in questa maldestra ed arraffazzonata didattica a distanza e quelli che mandano avanti le questioni amministrative in telelavoro, mascherato con un termine inglese, smart working, ma che in realtà poco ha a che vedere. Io credo che questo esercito di pseudovacanzieri, almeno neella testa di elementi come questo sindaco o nei discorsi da bettola,  non veda l'ora di tornare nelle scrivanie o cattedre per svolgere appieno il loro lavoro. Secondo le linee guida del Ministero si dovrebbe ricominciare l'anno scolastico dando ampia discrezionalità ai dirigenti scolastici. Non mi pare dica nulla sul numero del personale da impiegare, sul numero degli alunni da inserire in classe e su tutta una gamma di questioni che attengono alla sicurezza. Giusto oggi sentivo alla TGR un dirigente scolastico che al di là delle frasi d'occasione per il ruolo che riveste, non è però riuscito a mascherare la preoccupazione su come affrontare l'anno prossimo che dovrebbe partire dal 14 settembre, quasi che fosse un esame gravoso da affrontare. Si, gli esami non finiscono mai, e non parlo solo del diploma o dell'università. Parlo ovviamente degli esami sullo stato delle cose presenti da  gestire in una situazione, ripeto, opaca poco chiara e con linee nazionali che talvolta paiono le centurie di Nostradamus. Questo per quanto riguarda la  parte dirigenziale. E che dire dell'esame che hanno fatto i docenti in d.a.d. e il resto del personale con una normativa fluviale e secondaria che di rimando in rimando da circolare a circolare hanno svuotato i contratti dei diritti basilari perchè chi deve indicare le direttive va a sentimento per non dire che abusa del proprio ruolo. Non so se ci dovesse essere una ripresa dei contagi in autunno e quindi un ritorno alla modalità on line si possa seguitare senza regole certe. Credo ed ho paura che stia per montare una vertenzialità, tra dipendenti e dirigenti, che investirebbe la scuola ed i ministeri. Io credo  che la misura per certi versi sia colma, ne dico giusto una per esempio, sta accadendo che stiano mettendo in ferie d'uffico i dipendenti della scuola. Non so se questo stia accadendo anche negli altri comparti. Chiusa, per ora, questa annosa questione posso dire che arrivare a pochi giorni da luglio senza che la calura estiva sia opprimente fa ben sperare per il resto dell'estate. In passato è accaduto che , parlo ovviamente della parte cagliaritana, l'estate torrida abbia fatto inizio già dal primo maggio, festa del lavoro ma anche di sant'Efisio, il caldo e la presenza delle zanzare non ci abbia abbandonato fino ad ottobre. Il caldo non lo sopporto, forse sarei dovuto nascere in Norvegia, anche se a sentire le ultime notizie anche lì il caldo preoccupa. In ogni caso l'estate non dura sei mesi come da noi. Il paradosso dei sardi, che lavorano, è vivere in una terra deputata alle vacanze per cui devi affrontare solo il peggio del periodo, l'afa. Non so se quanto ho scritto sia il risultato di colpi di sole presi stamane in città ma potrebe anche essere tutto incubo per cui il coronavirus non è mai apparso e io sto semplicemente in preda a un bad dream, un brutto sogno. Chi vivrà vedrà. Per ora preferisco un bel sogno, Nice dream, magari con le note dei Radiohead 




lunedì 22 giugno 2020

21 e 22 giugno 2020 - i pensieri dell'alba

Si, è proprio così, questo covid19 è stato come uno tsunami. Che continua l'onda da una parte all'altra del pianeta. Da noi cala la furia. Già da alcuni giorni si assestano in ribasso i dati dei contagi e dei decessi ora a 2 cifre.
Mentre in America Latina arriva la furia. Anche li, avrebbe detto Eduardo, ha dda passà a nuttata. Certo non possiamo che essere preoccupati, e parecchio, per come viene affrontato il problema, soprattutto in Brasile dove governa quel fascio di Bolsonaro; nell'idea che la pandemia colpisca i ceti meno abbienti, non ha alcuna intenzione di porre argine con misure già sperimentate in Cina e da noi. Il bastardo vuole l'immunità di gregge. Ad una bestia come lui non gli attacca nulla. Se penso che in Italia ha tanti, troppi, emuli ma che ovviamente si tengono cauti, la dice lunga su cosa si fa dietro l'angolo per le prossime tornate elettorali. Li vedete come scalpitano, sembrano i cavalli al palio di Siena dietro al canapo in attesa di schizzare via verso la vittoria della loro contrada. Nel mentre che il covid19 mieteva vittime, soprattutto nelle regioni amministrate dai fascioleghisti, quegli stessi stavano tramando per gestire la pioggia di quattrini, che vengano dal mes o recuvery fund poco importa, tanto lo riciclano alla bisogna. Intanto stiamo procedendo nella fase 3 della convivenza col coronavirus. Certo il ritorno alla normalità stenta ad arrivare, me ne rendo conto da quante persone circolano o da quanti si recano al bar, sempre pochi. Gli altri sono cauti. Alcuni, diceva la TV, hanno la sindrome della capanna. Poca o nulla voglia di uscire. Nel frattempo all'orizzonte non di intravede il vaccino. Per ora giusto la app Immuni, che dovrebbe monitorare o rilevare in poco tempo il raggio dei contagi, non pare abbia ricevuto il placet della massa. Dicono per paura dei controlli sociali. Siamo al paradosso. Se pensate che nei social mettono a nudo il loro ego e non solo ora dicono che la app ti controlla. Io non la installo per altri motivi. Non per questo.
Intanto, dicevo, questa pandemia ci ha portato a riflettere di più ed a trovare il tempo, smarrito da molto, tutto per noi. Musica libri film e pensieri in libertà. Giusto oggi ho riascoltato i Diaframma, un gruppo fiorentino formatosi fra la fine degli anni 70 e gli inizi degli anni 80. Unico componente superstite è Federico Fiumani. Autore cantante e chitarrista del gruppo. Mentre in quegli anni infuriava la furia iconoclasta del punk rock, anche da noi, gruppi come i Diaframma prendevano spunti per poi decollare verso un loro genere vicino alla darwave ma più intimista. Sempre riflessiva ed underground. Mi spiace non aver mai visto un loro concerto in Sardegna. Li ho mancati sempre per poco. Questione di distanze. Ora che ho maggiore mobilità non si sono più visti. Pazienza. Posso sempre ascoltare i loro Live. Anche se non è lo stesso.
E oggi, come ieri un un altro giorno da archiviare mentre di ca avanti nell'idea di archiviare quanto prima la pandemia.
Tra una riflessione e l'altra, oggi in presenza e ieri  in telelavoro, perché anche se questi del Ministero usano sinonimi questo non è Smart working. Le differenze ci sono e soprattutto dal punto di vista normativo. Staremo a vedere se la normativa delle circolari o dei Dpcm saranno tali da esautorare la Costituzione. Non credo. Intanto il tempo che arriverà ci prenderà? Staremo a vedere.

《In qualunque ora di questo giorno
E di questa notte
Qualcuno sempre sveglio sta'
Qualcuno che mai sonno ha.
E' il tempo che sta' per arrivare!
E' tutto il tempo ancora che arrivera',
Ci prendera'.》

Diaframma - I pensieri dell'alba






sabato 20 giugno 2020

19,20 giugno 2020 - solstizio d'estate

Il rumore dei decespugliatori dalla mattina presto è il segno che la stagione estiva è agli inizi. In realtà lo sfalcio dell'erba è già iniziato a maggio ma le piogge abbondanti hanno richiesto ulteriori tagli aggiuntivi. Quando sei nel tuo paesello cambia la percezione dei suoni e dei rumori. Anche in una giornata soleggiata come questa interessata da un persistente maestrale, sei in grado di capire chi svolge lavori di sfalcio dell'erba, da quale terreno vicinato o famiglia, o chi sta facendo dei lavori di manutenzione della casa. Chi mette a posto le tegole o il taglio di rami ingombranti. In città no, tutte queste questioni passano in secondo o terzo piano, nelle frequenze in decibel dei motori o i mezzi meccanici, clacson sirene, che superano tutto. Per cui se ci sono lavori di ammodernamento o sfalcio dell'erba importa poco niente a qualcuno, se non per il disturbo per parcheggiare o il rumore. Dunque questi rumori creano una barriera fra le vie importanti e le altre, una colonna sonora che ti disturba i pensieri e ti sconcentra se non sei abituato. Chi come me che ha la fortuna di vivere anche alternativamente, soprattutto il fine settimana, in un piccolo centro riesce a distinguere suoni dai rumori. Questo normalmente. Durante il lockdown, prima che fossi costretto a tornare al mio comune di residenza, ho avuto modo di "sentire" il silenzio notturno di Cagliari. Incredibile. L'ultima notte ho sentito addirittura un Grillo rintanato in una crepa del muro nell'edificio difronte, rotto solo dalle poche ambulanze che passavano nella via Is Mirrionis sede del SS Trinità ora deputato a Centro Covid.
Nei centri dell'interno, ma già dopo la cintura del capoluogo, invece il controllo sociale e la conoscenza diretta degli abitanti ti coinvolge anche in queste attività di cui parlavo e i suoni sono tutti chiaramente distinguibili. Dal rumore dell'autocarro del vicino al trattore di chi va al suo ovile per mungere le bestie, ma anche le chiacchiere di chi fa la passeggiata mattutina o al tramonto e di incrocia con altri, per cui spesso dal timbro della voce riconosci di chi si tratta. Ma anche il canto del gallo, o l'abbaiare del cane del vicino al passaggio anche se leggero di un gatto o l'avvicinarsi del postino al cancello li distingui chiaramente da dove provengono. Mi è stato chiesto perché rientravo spesso al mio paese e cosa ci trovavo di speciale. Ho sempre prontamente risposto "il silenzio", sopratutto la sera in inverno che ti consente di concentrarti sulla lettura di un libro. Questa pandemia, posso dire, che nei piccoli centri come il mio quasi non ha disturbato il lento procedere delle giornate; per non parlare dei contagi che se non fosse per i media che giornalmente riportavano i nomi dei luoghi dove si registravano, da noi sono stati inesistenti nel raggio di almeno 30 kilometri.
Se comunque stiamo tornando in una precaria "normalità" in convivenza col coronavirus nel resto del mondo andiamo malissimo. Per citare il più grave, in Brasile il numero dei contagi coronavirus ha superato con oltre un milione di contagi e quasi 50 mila morti.
In questa cornice, paesana, silenziosa, immersa nel verde, con tanti appassionati che raggiungono siti archeologici per assistere al solstizio d'estate iniziato ieri 19 fino al tramonto del 21 giugno, oggi, nella giornata più lunga dell'anno, riprende il campionato di calcio che vede disputare l'incontro, che ovviamente mi riguarda in quanto sardo, di Verona-Cagliari nel secondo recupero della 25^ giornata di campionato col debutto di Zenga allenatore. Non mi resta che augurarci un grande in bocca al lupo considerato oltre i mesi dello stop del covid19 che la vittoria ci manca da diversi mesi.
Forza Cagliari, forza rossoblù 

giovedì 18 giugno 2020

17 e 18 giugno 2020 - Coppa Italia

Giusto di recente notavo che non ne usciremo migliori dicendo che alla prima occasione avremo tirato fuori il peggio che alberga in noi. La finale di Coppa Italia ne è la prova provata. A poco rileva che abbia vinto una squadra del sud o del nord. È uguale. Perché davvero pensate che diversamente si sarebbero comportati meglio. Non credo. I festeggiamenti ci stanno e pure la gioia di veder vincere un trofeo in questa situazione, così però è davvero eccessivo e fuori dal segno. Detto questo non comprendo però le notizie sui media che criminalizzano eccessivamente. Certo, mi direte, quando ci furono gli assembramenti in prossimità dei navigli anche io non sono stato tenero, però di trattava di un periodo ancora in fase di assestamento, in attesa del calo contagi per cui quella calca era davvero imbarazzante. Ma oggi cosa ci dobbiamo aspettare da chi per tre mesi e più è stato costretto agli arresti domiciliari inventando scuse per uscire compreso quello di far urinare i propri animali più volte al giorno. Nulla. Quello che è accaduto ieri rientra perfettamente nello stile della italianità che solo fino a un certo punto tiene dritto con le norme, poi deraglia. Ma cosa vi aspettavate che al termine della partita non si potesse esultare ma reprimere la gioia con un semplice urrà. La soluzione era a monte. Le partite non andavano ancora disputate. I funerali però continuano a celebrarsi con un numero limitato di presenze. Nel calcio vi siete inventati l'incontro a porte chiuse. E i milioni di tifosi? Ma si sa, e mi ripeto, panem et circenses.
Non che certuni in questi giorni abbiano dimostrato cose migliori: sit in, manifestazioni ecc. con assembramenti fuori controllo e con a capo leader che si candidano alla guida del Paese con la mascherina nel mento in mezzo a selfie come fossero divi o stars, o ancora nel farsi indegnamente notare nella divorazione di ciliege come se non vi fosse un domani, mentre qualcuno al  suo fianco parla di neonati deceduti. Tutto questo è macabro deviato e disgustoso; ma ditemi come potete criminalizzare chi esulta per un trofeo e nel contempo difendere chi ha comportamenti barbari davanti al tv? I politici d'altri tempi andavano in spiaggia, forse erano eccessivi, in giacca e cravatta. Oggi se non hanno il mojito, a torso nudo, non sono fighi. Il segno dei tempi. Prima di chiudere debbo segnalare anche oggi una diminuzione dei contagi. Piuttosto di quei pochi l'ottanta percento nella lombardia. Sarà un caso? Spero davvero che si siacal termine della pandemia. E se ci fosse un ritorno improvviso saremo pronti come in Cina questi giorni che con poche decine di casi hanno imposto il lockdown per venti milioni di persone? Non credo che la stampa si trovi pronta se per pochi casi in Cina apre i giornali a caratteri cubitali esaltandone il pericolo mentre del Brasile o USA poco di dice. Credo che i nostri tigì siano ancora schiavi degli Americani e che in questa nuova guerra fredda abbiano già deciso maldestramente di schierarsi da parte di chi,già dai primi del secolo scorso, ha scatenato guerre nel pianeta, l'unica economia che regge è quella delle bombe. Le loro. E noi a difenderli. Meglio prendere le distanze. Finché siamo in tempo.
A si biri



martedì 16 giugno 2020

15 e 16 giugno 2020 - lavoro agile, ma non troppo

Prima che arrivasse la bestia covid19 lavorare in rete sembrava impossibile. Nel senso che se ne parlava perché la pubblica amministrazione aveva avviato tutte le procedure per la dematerializzazione, ma all'italiana, cioè le norme lo imponevano ma tutti continuavamo, e qualcuno continua, a fregarsene altamente stampando in continuazione, sprecando risme di carta, con ovvie ricadute economiche, per non parlare di quelle ambientali. Dunque smaterializzazione ma in che termini. Si navigava a vista e le leggi con ampie zone grigie parevano consentire e negare certi comportamenti e procedure. Questo fino a due anni fa, almeno nella nostra segreteria. A parte l'utilizzo della carta, che pareva nella sua oggettività indispensabile, oggi quasi non si stampa più. Ora mi ritrovo a riciclare il retro di vecchi fogli stampati per scarabocchiare o schematizzare eventuali tabelle di Excel. La mia stampante, quella di casa, a dicembre lampeggiava per la carenza del giallo; successivamente del ciano e magenta. Ora non lampeggia più. La luce rossa è fissa. Nel frattempo è accaduto che, il 10 marzo, proprio per porre rimedio alla carenza del colore, mi sono recato nel negozio dove abitualmente, si fa per dire visto che stampo poco, acquistavo le cartucce, ovviamente compatibili. Il negozio, così come quello a fianco di scarpe e una merceria, era inesorabilmente chiuso. E già dovevo pensarci prima. Ma queste cose si sa le trascuriamo e tendiamo a procrastinare. Per anni il direttore della segreteria insisteva sulla necessità di attrezzarci psicologicamente al lavoro, anche, a distanza, in remoto, on line, insomma non in presenza. Nel frattempo abbiamo pure fatto corsi in elearning su software e metodi di lavoro. Bene oggi posso tracciare una linea sotto. Non mi è servito. Quando le cose ti arrivano da su, da chi ti impone che bisogna fare corsi ecc ecc, quasi in automatico la tua testa seleziona la modalità "disinteresse", nel senso che non va preso sul serio. Poi c'è la questione che pensi al futuro lontano per cui non capivi il motivo di specializzarsi in modalità a distanza quando nel contempo il direttore sceglieva il nuovo mobilio dell'ufficio con situazioni ergonomiche quindi mentalmente obliteravi quella modalità. Il paradosso è che il paladino del lavoro Agile dall'emergenza a tutt'oggi va in ufficio e non lavora in modalità agile. Non solo ora di pretende che a turno in due si garantisca la presenza almeno in due aree. Quindi ieri mi sono ritrovato a lavorare nella mia postazione e ho scaricato una quintalata di spam dalla mail relativa a mascherine plexiglass termometri gel webinar ed altre cose ormai a la pàge. Questo è l'algoritmo che è utile per l'uomo ma che contestualmente esso stesso diventa il prodotto, quale consumatore e produttore. In realtà oggi in questo post volevo parlare dell'algoritmo nel mondo del lavoro un argomento che è stato la base del mio intervento al congresso sindacale. Poi si sa quando si inizia a scrivere, come quando sei al bar con gli amici deragli dall'argomento principale per dire altre cose. Un po' come quando ascolti musica e d un brano ti ricordi situazioni in flash back e ascolti allora tutt'altro magari passando dal classico al jazz o al punk. Ecco lo sapevo sto fi nuovo divagando. Vabbè ora mi ascolto Take Five di Dave Brubeck e non se be' parla più.
A si biri



domenica 14 giugno 2020

13 e 14 giugno 2020 - un altro giorno è andato

Iniziare un post con l'idea del tempo che scorre e del giorno andato ovviamente non è una mia idea. Se questi mesi, sospesi nell'aria, nell'incertezza del tempo che verrà, del futuro, de su tempus benidore, si direbbe in sardo, del futuro gravido, ora più che mai, di incertezze, ci siamo spesso preoccupati di come passare le giornate al chiuso delle nostre case, nel lockdown forzato oltre che dalla legge dalla paura di contrarre il male, alla fine le giornate scorrono inesorabilmente e noi nel bene o nel male possiamo conteggiare questi segmenti della nostra vita. Dunque parlare del tempo che scorre, questo il senso del post, senza presunzione di affrontare o sviscerare l'essenza o le sensazioni, ma pour parler, per trovare un aggancio col mondo virtuale, magari di chi, forse, si affaccia nel mio blog e si sofferma, se mai lo farà, a leggerlo, per stimolare una interlocuzione.
Tanti sono i poeti scrittori ed artisti che ne hanno tratteggiato le sensazioni del tempo che corre, <<tempus fugit>>, preso alla lettera sta a significare il tempo che fugge, che corre, che ti scappa dalle mani. Nelle Georgiche Virgilio scriveva "Sed fugit interea fugit irreparabile tempus" (ma fugge intanto, fugge il tempo irreparabilmente). Mentre Orazio scriveva "Dum loquimur fugerit invida aetas: carpe diem quam minima credula postero" (mentre parliamo il tempo sarà già fuggito, come se ci odiasse: cogli l'attimo confidando il meno possibile nel domani). Eraclito si esprimeva con un Panta Rei, tutto scorre. Attribuzione che Platone fa indirettamente di Eraclito, nel "non si può discendere due volte nello stesso fiume", nel considerare l'eterno divenire della realtà.Un'idea ripresa da Franco Battiato nel brano "Di Passaggio", dove ci dice che "Passano gli anni, i treni, i topi per le fogne, i pezzi in radio, le illusioni, le cicogne, passa la gioventù".
Questa idea, concetto e stato d'animo, in chi vede il tempo che scivola inesorabilmente dalle dita è chiaro e più volte affrontato da Francesco Guccini che oggi, 14 giugno, compie ottant'anni. Nell'album "L'isola non trovata" troviamo nella quinta traccia due versi che racchiudono lo stato d'animo, io credo, in questi giorni di pandemia che ci lasciano sospesi mentre il tempo fugge e va: "Giornate senza senso, come un mare senza vento, come perle di collane di tristezza... Le porte dell'estate dall' inverno son bagnate: fugge un cane come la tua giovinezza. Negli angoli di casa cerchi il mondo, nei libri e nei poeti cerchi te, ma il tuo poeta muore e l' alba non vedrà e dove corra il tempo chi lo sa?"
La domanda che si poneva Guccini in questa canzone del 1971, cinquant'anni fa, è proprio questa "... dove corra il tempo chi lo sa?". Chissà cosa direbbe oggi, magari lo ha già detto in una delle tante interviste fatte nel periodo imminente al compiere questa veneranda età. Ma il riferimento al tempo resta centrale, sempre in questo album, nel brano "Il Tema", dove Guccini canta "... soltanto il tempo...", come se fosse un dettaglio o un argomento da trattare così fra amici tra una amenità e l'altra, quasi a mascherare invece l'importanza che gli dava, allora, a poco più di trent'anni:"Un anno è andato via della mia vita, già vedo danzar l'altro che passerà. Cantare il tempo andato sarà il mio tema perchè negli anni uguale sempre è il problema: e dirò sempre le stesse cose viste sotto mille angoli diversi, cercherò i minuti, le ore, i giorni, i mesi, gli anni, i visi che si sono persi, canterò soltanto il tempo..."
Ed io che ho avuto da ragazzo una quasi venerazione per questo poeta oggi, anche io avanti nel tempo e nell'età, quasi mi commuovo a riascoltare i suoi brani e ricordare cosa facevo quegli anni che lui componeva e cantava preziose canzoni che mi hanno sempre accompagnato, senza che però mi aspettassi molto da Guccini, tanto meno che la pensassimno allo stesso modo. Leggevo giusto ieri alcuni post o twitt dove qualcuno lamentava che non si considerava comunista o chissà cosa destando una quasi tradimento da chi magari pensava che le loro idee fossero identiche alle sue. Per fortuna sono riuscito sempre a staccare l'uomo cantante, con le debolezze umane aspirazioni et similia, da quello che scriveva o cantava. Non me ne sono mai fatto una preoccupazione. Sapere che Guccini veniva considerato anarchico o comunista o semplicemente di sinistra decontestualizzandolo da cosa scriveva o cosa scrive non mi riguarda. Resta che, come dicevo, è stato e sarà uno dei miei cantautori preferiti. E di questo lo ringrazio.
Buon compleanno Francesco Guccini

venerdì 12 giugno 2020

11,12 giugno 2020 - sangue sudore e lacrime

Mentre noi siamo dentro la fase 3, per cui pazientemente e alacremente stiamo imparando a convivere col coronavirus, nel mondo la pandemia tiene banco. In America Latina si registra un boom di contagi per cui si ritrova nel vortice della pandemia che coinvolge una popolazione superiore a un milione e mezzo di contagiati. In Europa abbiamo raggiunto il picco dei contagi ma in polonia e in Svezia ancora si teme un aumento nelle prossime settimane. Il Brasile risulta, in modo preoccupante, il più colpito con 800.000 contagi e quarantamila morti; solo negli ultimi tre giorni c'è stato un aumento vertiginoso di centomila contagi. Per non dire nel Medio Oriente dove i morti di covid nello Yemen si aggiungono ai morti per le bombe e il colera. Mentre nella martoriata Palestina non si hanno notizie se ricercandole in rete dove ci notiziano che i 14.500 circa operai che ogni giorno ritornano da Israele a casa loro nella Cisgiordania passando nei check point israeliani rischiano di contagiare in modo incontrollato il resto della popolazione; si segnala pure che nelle carceri israeliane migliaia di palestinesi rinchiusi senza alcuna misura di distanza o igienico sanitarie. Queste sono alcuni riquadri a random di situazioni del globo, per dire che fino a qualche mese fa si scherzava sulla portata di questo virus per alcuni addirittura paragonabile ad una influenza stagionale. Noi siamo rimasti in lockdown con un blocco delle attività produttive che ha determinato, secondo recentissimi dati, un aumento di centomila disoccupati, senza contare chi ormai da anni il lavoro non lo cerca più. Dopo i risultati confortanti sul versante dei contagi nazionali dobbiamo comunque registrare un aumento nelle ultime 24 ore, seppur minimo, del numero dei contagi di cui su 400 circa il 69% sono in Lombardia. Il trend è questo per cui da diversi giorni abbiamo Regioni a zero contagi o al massimo 1 al giorno mentre al nord la situazione è sempre quella che preoccupa di più. Ho già detto come la penso e questo lo riporto per uno stimolo sulla riflessione. Detto questo penso che in tanti, troppi, legittimamente vogliano correre verso la "normalità" e credo, però e purtroppo, che in tanti stiano dimenticando quello che è accaduto nei tre mesi. Una prova di normalità ce l'abbiamo giusto oggi con l'inizio delle competizioni calcistiche, prima del campionato che riprenderà dopo 103 giorni di stop forzato il 20 giugno, con l'incontro di cartello Juve-Milan. Ma si sa che i giochi, le gare, le competizioni e sport di massa sono la passione del popolo, non a caso per i romani era la droga più formidabile unita al cibo, con la dicotomia "panem et circenses". Quindi a passi lesti verso la normalità e verso l'estate imminente che vede, a quanto pare, una volontà di vacanze che interesserà un italiano su due, ancora poco, ma che comunque è un segnale di volontà di tornare alla vita normale. Certo dopo tanti proclami fughe in avanti e marce indietro della nostra giunta regionale, per quanto ci riguarda da vicino, non mi pare di intravedere controlli o qualcosa che gli assomiglia riguardo ai turisti che verranno e stanno già arrivando in Sardegna. Piluccando in rete ho visto che negli aeroporti sardi, oltre alla misurazione della temperatura, se non è ancora stato fatto prima della partenza, i passeggeri dovranno mettere in uno scatolone di cartone una scheda con i loro dati, non ho capito bene di che dichiarazione si tratti ma fossi al posto dei nostri amministratori mi porrei alcune domande sul versante della sicurezza. Che diamine ci hanno tenuti bloccati per mesi, in tati comuni dell'Isola, che in questi dieci registriamo zero contagi al massimo uno, ed ora dobbiamo davvero stare attenti perchè, francamente, non ci fidiamo delle misure, se ce ne sono, che sono state prese dalla Regione. Insomma abbiamo assistito per mesi a questo abbaiare continuo e poi, forse con l'arrivo del proconsole leghista, nulla di quanto dichiarato, così come avevo scritto io in alcuni post. Davvero preoccupante. Per fortuna che la Sardegna è fatta da tante piccole isole per cui si vive da sempre in una situazione di abitanti in isole nell'isola, con un controllo sociale che frenerà senz'altro un eventuale ritorno del covid. Nella speranza che nulla accada di grave, anche se come dice il proverbio "chi visse sperando, morì non si può dire", continua la nostra vita quotidiana.
In tutto questo marasma generale la situazione negli USA riguardo alle manifestazioni del BlackLivesMatter stanno mettendo a dura prova il potere del tycoon il quale non aveva, e non ha, preso sul serio la pandemia invitando a usare o curarsi con la candeggina. Ci sarebbe da ridere per questo personaggio da baraccone se non fosse che ha comunque un grande seguito, anche da noi, e che ha a disposizione il famoso bottone rosso per il lancio delle atomiche. No, davvero, questo mi preoccupa più del covid19. A proposito degli U.S.A., e giusto per stemperare queste preoccupazioni dovute al periodo, voglio segnalare che anche a distanza di quasi cinquant'anni resta, almeno per me, inossidabile il gruppo dei Blood, Sweat & Tears, Sangue Sudore e Lacrime, che in questo periodo non mancano, capitanato dal polistrumentista Al Cooper; in particolare del loro primo album "Child Is Father to the Man" del 1972 con quella magnifica seconda traccia "I love you more you'll ever know" (scritta dallo stesso Al Cooper) che da giorni non smetto di ascoltare; la ascolto volentieri in tutte le varie altre versioni di artisti come Donny Hathaway, forse la più conosciuta con quella carica soul, quella di John Bonamassa con Beth Hart, dinGary Moore e la fantastica Amy Winehouse. Meritano tutte di essere ascoltate e riascoltate, chissà che non ci diano una maggiore carica di resilienza. Fanculo al coronavirus.

mercoledì 10 giugno 2020

9, 10 giugno 2020 - e la Fase ... va

Quando ho iniziato questo blog non pensavo di proseguire né, tantomeno, avevo idea di cosa stesse succedendo e se ne avremmo visto la fine. Insomma quella luce in fondo al tunnel. Giusto tre mesi fa, il 9 marzo 2020 ho iniziato a prendere appunti quotidiani di cosa stava accadendo e certamente avevo, ma credo tutti, la sensazione di trovarmi diffronte a qualcosa di inedito a livello Planetario. Ovviamente dico della nostra generazione. Perché con pestilenze o pandemie l'umanità ha già fatto i conti diverse volte riempiendo pagine di giornali o scrivendoci dei libri romanzi poesie e più di recente film. Per non parlare di tutta quella letteratura distopica tornata prepotentemente in auge. Ho iniziato quasi per caso. Ho scritto quello che mi passava per la testa o che percepivo. In passato avevo un blog sulla piattaforma splinder ormai cessata di cui ho conservato poco se non amicizie virtuali che sono emigrate in altre piattaforme. L'idea mi è venuta leggendo un post nei social dove un mio conoscente diceva di tenersi lucidi e tranquilli e di tenere un diario o una raccolta di appunti, non si sa mai che sarebbe tornato utile nel caso in cui ci avrebbero costretti in casa, per tenersi occupati, e a futura memoria. Così è stato. Il giorno prima, la domenica, esattamente l'8 marzo, giornata della donna, di sera verso le 19 nella piazza del paese eravamo circa una dozzina fra amici e conoscenti. Qualcuno scherzando ha detto "scattiamo delle foto, magari non ci rivedremo per qualche mese". Tutti a ridere divertiti. Ci aveva azzeccato, non fosse altro perché dalla tv non si sentivano che notizie poco rassicuranti dalla Cina e dal nord Italia, quindi diciamo che non ha fatto un grande sforzo d'immaginazione. Presi in parola, ho fatto giusto due scatti e poi con un amico ci siamo recati nel bar vicino per berci una ichnusa non filtrata prima di cena. L'ultima, da allora per almeno due mesi e mezzo. Ci sono tornato con un amico dell'infanzia giusto il primo giorno di apertura dei bar, secondo il Dpcm, per bere alla nostra salute muniti di mascherina, in una atmosfera surreale dove si cercava di riderci sopra ma con una vistosa preoccupazione. Anche perché le misure da tenere nei locali pubblici erano in fase di sperimentazione.
Dicevo di quel 9 marzo scorso. Mi trovavo a Cagliari la mattina in ufficio e già, dalla finestra, si vedeva in giro qualcuno con la mascherina. Non nego che l'ho trovato eccessivo. Tuttavia questa precauzione con le altre, forse, hanno consentito di tenerci al di sotto della media nazionale sul fronte contagi e se non fosse per quanto è accaduto nelle RSA, in particolare a Sassari e dintorni, la Sardegna avrebbe avuto un numero di contagi inferiore alla metà. Certo, col senno di poi. Il giorno seguente in ufficio abbiamo iniziato a diminuire il numero dei presenti a lavoro stabilendo una turnazione che ci ha portato da li a poco a prevedere quasi del tutto il lavoro Agile con presenza limitata agli impegni indifferibili. Domani di nuovo in turno, secondo il sistema a ritroso come si è iniziato con la speranza di tornare a breve a pieno regime nella "normalità". Sia ieri che oggi in Sardegna niente contagi né decessi, credo nessuno in terapia intensiva. Nonostante il mese luminoso ieri ed oggi la temperatura si è  abbassata e di tanto in tanto assistiamo qualche rovescio meteo. Mi pare di aver già scritto che questo periodo, seppur funesto, in sintonia con l'anno bisestile (annu bisestu, annu funestu) ci ha consentito di leggere tanto ed ascoltare musica. Tanta buona musica. Se vogliamo vederci il lato positivo.
Oggi, dopo aver finito una parte del lavoro in rete, ho riascoltato (dopo anni) alcuni album degli XTC. Questo gruppo inglese nato nei primi anni 70, piuttosto sui generis, ha avuto un discreto interesse e seguito nel periodo punk e della new wave negli anni settanta/ottanta ma ancora più determinante perché ha influenzato il britpop degli anni 90.
Ricordo che in quei primi anni 90 li ascoltavo col collega dell'università fornito di un impianto stereo con tanti vinili, fra cui tre degli XTC, "Go2", "Drums and wires" e "black sea". Lo ricordo bene perché ho ancora le musicassette registrate direttamente dal suo impianto. A questo serve un blog, a ricordare e riordinare le idee. Parafrasando un film del grande maestro Fellini termino con un ... E la Fase ... va
A si biri


lunedì 8 giugno 2020

7 e 8 giugno 2020 - Zappa e fase 3

Se scendi in città, nel capoluogo sardo, dal tuo paesello puoi sentire un album intero all'andata e uno al ritorno. All'andata Carla Marciano Quartet mi ha ricordato che John Coltrane ha seminato bene e vi sono tanti ottimi musicisti che ne stanno prendendo in pieno la sua eredità. Il Bebop e postbop ti consente di guidare tranquillo anche se fuori minaccia di piovere da un momento all'altro, ma tanto sei al chiuso. Questo post lockdown di buono ha che abbiamo imparato a riprenderci il nostro tempo quindi l'andatura del veicolo è lineare almeno fino a Villasanta che ti inserisce nella SS 131. Dopo capisci che stiamo tornando alla normalità perché il flusso del traffico si fa più corposo fino a Cagliari. Molti i camion che sicuramente sono in ritardo sulle consegne accumulatesi in questi tre mesi. Sulla destra lo sfalcio dell'erba va avanti. Per qualche settimana in certi punti della strada impediva la visuale. Mai vista così tanta erba.
All'ingresso di Cagliari decido di parcheggiare a Sant'Avendrace, dopo la rotatoria. Non voglio perdere l'abitudine di fare almeno diecimila passi giornalieri, visto he devo andare al sit in sulla scuola in piazza Carmine riuscirò senz'altro a totalizzare quel numero di passi. Step by step arrivò difronte al palazzo del commissario di governo e TAR. Un po di bandiere, iniziano ad arrivare rappresentanti di varie sigle, precari, qualche sindaco. Dopo gli interventi si è fatto mezzogiorno e mezzo. Ritorno a piedi verso la mia macchina. Ottomila passi già fatti e una fame che va bloccata con un panino al prosciutto, e una birra non filtrata. Nei tre medi di lockdown la birra mi è mancata ma senza grandi paranoie. Sono dell'idea che si beve al bar con gli amici. Coi bar chiusi, pazienza. L'idea di andare al bar con la mascherina per me è davvero un deterrente, non ci riesco, mi blocca. Quindi stamattina ho infranto la regola accompagnando il panino con la birra.
Dopo in ufficio, qualche consulenza pomeridiana e di nuovo di ritorno. Quindi la scelta della musica da sentire diventa necessaria. Discontinuità sul genere ascoltato prima, il jazz. Cosa mettere, rock? Oppure. Altro.
Inclassificabile e sopra i generi che riesce a coprire quell'ora fi viaggio? Frank Zappa.
A proposito di Jazz Zappa diceva «Il jazz non è morto. Ma manda un odore curioso.» Le due sparate fuori dagli schemi mi hanno sempre divertito come la tua musica, complessa composita ma unica ed interessante. Frigo nella playlist e Bongo Fury fa al caso. Parte con Debra Kadabra, via verso il traffico che fino alla rotatoria del cimitero è bello corposo. Qualche furbo cerca di infilarsi per arrivare prima. Prego
Si accomodi. Tempo ne ho. La giornata è quasi finita e c'è Mr. Zappa a tenermi compagnia. Ieri ho ascoltato doppio Guitar, mentre facevo la mia camminata paesana. Che ho dovuto interrompere dopo venti minuti per un un acquazzone improvviso. Meno male che siamo a giugno e siamo nella Fase Tre. Sia ieri che oggi la parola magica è Zero, zero contagi e zero decessi. Nel resto dello Stivale al solito la Lombardia registra un un incremento che da sola ha i due terzi dei casi nazionali. Niente, il loro governatore continua a glissare sostenendo che da loro è tutto ok. Contenti loro. Se ne ricorderanno alle prossime tornate elettorali? Non credo. Come dicevo non se ne uscirà migliori.
A biri









sabato 6 giugno 2020

5,6 giugno 2020 - la scuola è finita

Siamo arrivati all'ultimo giorno di scuola con tutta una serie di piccoli successi, fallimenti, sperimentazioni, fughe in avanti, che la tecnologia ci ha consentito. Non tutte le Regioni chiudono oggi 6 giugno, la maggior parte si, fra cui la Sardegna. Quest'anno di certo non passerà senza che venga ricordato per diversi lustri, nel bene e nel male, ma l'istruzione è un settore strategico e fondamentale di un Paese che deve raccogliere le sfide future e preparare i suoi cittadini a raccoglierle. Non a caso i diversi ministri che si sono succeduti, ma che secondo me hanno portato avanti l'idea della loro compagine politico/partitica di riferimento, non hanno fatto un buon lavoro, perchè pensavano ed hanno pensato di usare questo formidabile ministero per forgiare le menti dei discienti secondo le loro opinioni. Se penso alle riforme della scuola che in realtà si sono concretizzate in una destrutturazione della scuola pubblica, ci hanno portato ad una situazione non all'altezza dei tempi. Gli anni ottanta la nosta scuola, nei suoi ordini e gradi, era vista come punto di riferimento in Europa. Oggi siamo il fanalino di coda. Pensare che la scuola debba avere una struttura aziendalista, così come si evince nei suoi vari commi della Legge 107, ci ha portato ad un mezzo disastro. Ma non è certo questa legge la prima responsabile deil disastro; la nostra scuola, quella pubblica, libera laica e democratica, ha ricevuto diverse incursioni dalla normativa ordinaria andando a minare anche l'assetto e la composizione numerica del suo personale, sempre più demotivato senza strumenti e con uno stipendio non dignitoso, che fatica ad arrivare all'ultimo giorno perchè nonostante le varie sentenze della Corte di Giustizia Europea il ricorso al lavoro precario è atutt'oggi strutturale. Figuriamoci poi agire in questo perimetro nel pieno della pandemia costretti ad inventarsi una Didattica A Distanza che ha mostrato vistose falle e non all'altezza della situazione. Le famiglie si sono dovute attrezzare e barcamenare, al chiuso del lockdown, con device e il supporto ai figli in età scolare. I docenti dal canto loro si sono dovuti gettare a volo d'angelo in questo percorso formativo, senza alcuna formazione, nell'incertezza se il lockdown terminava a breve oppure se l'anno si concludeva in quella modalità, senza ritornare a scuola. I dirigenti scolastici si sono dovuti inventare in continuazione delle soluzionì, talvolta pasticciate e affastellate con l'idea che il coronavirus avesse consentito una sospensione dei diritti dei lavoratori, CCNL compreso, e che quindi quella modalità di didattica consentisse di "pretendere" l'attività, in concreto, di molte più ore previste per i vari ordini e gradi di scuola, usando il grimaldello del "senso di responsabilità". troppo comodo. I docenti ed il personale ATA non aveva e non ha una missione che va oltre i loro compiti perchè la situazione lo richiede. I periodio emergenziali non devono mai essere scudo di giri autoritari e di arretramento dei diritti. D'accordo i doveri, ma contro bilanciati. Dunque dal livello apicale, la ministra, fino al DS della scuola del più piccolo comune d'Italia si è andati avanti a tentoni in una scuola iperdimensionata perchè negli anni precedenti, ormai lustri, la scure del ministero delle finanze aveva, ed ha, operato tagli lineari che hanno determinato i danni che tutti sappiamo. Dopo di che, il diluvio, cioè il Covid19 ci ha fatto riscoprire che gli edifici sono inidonei, alcuni stanno letteralmente cadendo a pezzi, le classi inidonee, in diverse situazioni delle vere e proprie trappole e classi pollaio. E tanti altri mali che a elencarli fa venire il maldistomaco. Dunque si è riscoperto il concetto misterioso del lavorare in "sicurezza", ed ora pure nella garanzia del distanziamento. Ho sentito diverse soluzioni del come si dovrà iniziare a metà settembre che hanno del surreale, con intercapedini minimi di plexiglass mascherine e visiere etc., alunni e docenti che dovranno portare per l'intera mattinata delle lezioni, perchè a quanto pare l'idea è quella di riaprire le scuole e sbarazzarci di questa mortifera D.A.D.. Poco male. In questo quadro si è mosso il governo che in tutta fretta ha approvato il DL scuola con una maggiornza di 245 voti contro i 122 dell'opposizione. Nei giorni precedenti abbiamo assistito a momenti di bagarre e ostruzionismi dell'opposizione contro questo decreto che, a prescindere dagli schieramenti giochi di bottega et similia, non toglie che è pieno di falle e non risponde alle esigente reali, come la parte relativa al concorso dei docenti e le risposte sul personale. Tant'è che per lunedì 8 giugno, uno anche ieri 5 giugno, è stato indetto uno sciopero dei sindacati confederali per chiedere maggiore sicurezza e misure straordinarie che evidentemente questo DL non contempla in pieno. Detto questo speriamo di riprendere a settembre senza covid19 e in sicurezza, non sarebbe male anche pensare al rinnovo del CCNL già scaduto a pochi mesi dalla sigla, perchè sul tavolo ci sono molte questioni da dipanare, non ultima la retribuzione. Tutto questo, ripeto, perchè la scuola che chiediamo è quella all'altezza dei nostri tempi in grado di dare la formazione ai nostri giovani, della generazione Covid (o covid generation), che risponda ai ciò che Piero Calamandrei diceva sullo scopo della scuola: "Trasformare i sudditi in cittadini è miracolo che solo la scuola può compiere". Ma anche la citazione di Malcolm X non è da meno, per cui "La scuola è il nostro passaporto per il futuro, poichè il domani appartiene a coloro che oggi si preparano ad affrontarlo"


giovedì 4 giugno 2020

3,4 giugno 2020 - Fase Tre

Nel libro La Peste di Camus di legge:《Estrasse da uno sterilizzatore due maschere di garza idrofila, ne porse una a Rambert e lo invitò ad indossarla. Il giornalista domandò se serviva a qualcosa e Tarrou rispose di no, ma che rassicurava gli altri. 》
Ecco giusto oggi, ritornato alla "normalità", ma già da ieri, uscito dalla modalità Lavoro Agile per riprendere il turno in ufficio, in presenza, ho pensato al senso della mascherina al chiuso, praticamente solo, in un un ambiente igienizzato, io che indosso il dispositivo al chiuso come indicato dall'RSPP, ho la stessa reazione di Tarrou, penso che non serva ma che sia rassicurante. A volte credo che tutte queste precauzioni siano, o siano state, eccessive, ma mi dura poco. Tutte queste persone che incontri e le indossano, pensi, non possono essere uscite di senno. Eppure. Se penso al ruolo dei media nel creare tensione o attenzione ed indirizzare le masse su comportamenti che fino a pochi giorni prima parevano assurdi ed ora sono generalizzati, non so più cosa pensare. L'altro giorno mi trovavo in un paese del centro Sardegna dove il covid19 non c'è passato manco di striscio. Eppure. Per strada, nei negozi, anche in macchina indossavano il dispositivo facciale dal più anziano al bambino. Parlo non dei primi di marzo ad inizio pandemia ma dell'oggi, di questi giorni, della Fase Tre, dove da giorni riscontriamo contagi Zero.
Passati tre mesi credo che il dispositivo ora rassicura solo se stessi, anche gli ipocondriaci più incalliti. Quando mi sintonizzavo sulla puntata giornaliera dello snocciolamento dei dati sui contagi e su decessi vedevo Borriello e Locatelli, o Brusaferro che, forti del solo distanziamento, non indossavano mascherine. Mi sono fatto l'idea che forse abbiamo ecceduto. Forse. Vabbè si parla di un probabile ritorno, in autunno. Ma siamo già pronti. Stamattina in città ho visto troppi guanti e mascherine per strada abbandonati in ogni dove. L'ho detto già in un altro post che non ne usciremo migliori, queste cose denotano che al di là delle "rassicurazioni" ci sono ancora troppi ignoranti che sporcano il mondo, tanto più con rifiuti pericolosi. E a quanto pare non c'è rimedio. Intanto siamo nella Fase Tre e ci pare che si stia tornando, seppur lentamente, alla normalità. Io direi fin troppo. Pensate che sono tornati i complottisti che addirittura riempiono una piazza con abiti arancioni inveendo contro il governo che ci ha bloccato per mesi; scommetto che fra questi ci sono quelli stessi che twittavano che per la peste non si stava facendo abbastanza.
Nel libro di Camus ci sono anche questi personaggi con la descrizione della miseria umana con le sue bassezze e vigliaccheria. Quando lo lessi tanti anni fa non pensavo potesse accedere, dandogli giusto un taglio distopico. Mi sbagliavo.
Dunque visto che quanto sto vedendo mi ispira davvero poca fiducia nell'umanità chiudo con quest'altra perla del libro...
《Gli uomini sono buoni piuttosto che malvagi, e davvero non si tratta di questo; ma essi più o meno ignorano, ed è quello che si chiama virtù o vizio, il vizio più disperato essendo quello dell'ignoranza che crede di saper tutto, e che allora si autorizza a uccidere.》
Adieu



martedì 2 giugno 2020

1,2 giugno 2020 - liberi tutti, o quasi

Questo mese di giugno, che in Sardegna chiamiamo Làmpadas, a sottolineare un mese luminoso, è iniziato con tutto questo chiacchericcio e questa fregola di voler tornare subito alla normalità. Già ieri però ho visto che a Cagliari nella normalità già qualcuno c'è rientrato, forse non ne è mai uscito; giusto per indicare alcuni fatti mi limiterò a questi. Appena ho cercato di attraversare le strisce pedonali l'autista di una utilitaria di marca nazionale, che arrivava a velocità oltre il limite consentito nei centri urbani ha pigiato sull'acceleratore per dissuadermi a procedere ma, visto il mio piglio sicuro, ha dovuto desistere con una buona frenata per riprendere subito la corsa guadagnandosi il mio dito medio in bella vista, cosa che certamente non ha gradito dato che l'ho visto agitarsi, forse insultandomi, mentre il veicolo si allontanava. Così pure ho visto che altri sono tornati alla normalità perchè i dispositivi monouso, mascherine e guanti, si trovano in ogni dove come se si trattasse di rifiuti normali. Per il resto il traffico urbano non mi è parso così copioso ma, anzi, fluido e senza ingorghi. Così pure al rientro, il pomeriggio, sulla SS 131 a fronte di un numero di veicoli ben oltre quelli presenti fino a una settimana fa il traffico era più sostenuto. Mi sarei aspettato molte più macchine in giro, evidentemente non siamo ancora nel fatidico giorno 3 giugno, giorno tanto atteso come se si dovesse partecipare ad una nuova Liberazione. Ho l'impressione che in tanti non stanno facendo bene i calcolo. Si, è vero che da noi il virus pare abbia perso quella forza dei primi di marzo, ma da altre part, penso all'America Latina, sta prendendo una forza preoccupante. Giusto per dire, non per portare jella, che potrebbe esseerci una nuova ondata ma su questa direi che siamo preparati. Oggi mi pare una tranquilla giornata primaverile ma questi annuvolamenti a sprazzi e la temperatura dicono invece che l'estate non è ancora vicina. Per questo penso che chi vuole andare al mare dovrà fare i conti con questo clima incerto che potrebbe portare dei rovesci. Dico questo pensando che oggi sarebbe stata la giorana ideale per allestire la giornata che al mio paese è dedicata al tartufo, già da diversi anni la pro loco locale sta organizzando la Fiera del Tartufo che richiama sempre molti visitatori, anche attratti dal bosco di lecci, le cascate, il clima mite e la degustazione di piatti a base di tartufo a prezzi modici. Quest'anno niente di tutto questo. Anzi. Dove in genere si organizza la Fiera in bella mostra troviamo i cartelli sindacali che impediscono lo svolgersi di eventi o assembramenti, si può solo passeggiare e transitare. Davvero poco, ma su questo preferisco non soffermarmi, perchè dovrei prendere posizione sulla amministrazione e sulle sue eccessive precauzioni. Quello che invece mi addolora è che una iniziativa come questa della Fiera, che impegnava me e gli altri soci per diversi mesi, quest'anno dobbiamo stare fermi. Pazienza. la data era quella giusta, dopo i primi tentennamenti e sperimentazioni su una data mobile legata alla produzione del tartufo locale abbiamo individuato la data utile nel 2 giugno, festa della Repubblica. Sarà per il prossimo anno. Non è l'unico evento a dover segnare uno stop, penso anche al festival letterario "L'Isola delle Storie", che si tiene a Gavoi (NU), nel centro della barbagia di ollolai, ogni anno nella prima settimana di luglio ma per le vicende legate al coronavirus e le sue limitazioni Dpcm e Ordinanze regionale, non si terrà. Sul valore della festa del 2 giugno non ci sono dubbi perché segna il passaggio in Italia dalla monarchia alla repubblica e la data del referendum istituzionale del 1946 che fu la prima votazione a suffragio universale indetta in Italia. Tuttavia vedo dei comportamenti piuttosto schizofrenici, soprattutto da parte di chi a capo di una compagine sovranista e legaiola e di centro destra, essendo amante dei tweet, non rammenta cosa scrisse diversi anni fa, tipo "niente da festeggiare", mentre ora si ritrova con lunghi tricolori (con cui i registi ci si sarebbero puliti il didietro, come disse Bossi) a dover festeggiare con altri sostenitori non distanziati senza mascherire e dispositivi vari, a dichiarare il contrario nelle parole e nei fatti. va detto che la memoria nel nostro Paese è corta e labile, ma questo e chi lo accomagna dimostra di averne davvero poca, ovviamente memoria che viene usata strumentalmente e ad arte così come l'esposizione di simboli religiosi, rosari e simili, da ostentare e baciare davanti alle telecamere per ingraziarsi l'animo di quella parte cattolica, target elettorale. Lo stesso dicasi di quel reazionario di Trump che ieri si è fatto filmare con la bibbia stretta nella mano destra in procinto di andare in chiesa di fronte alla casa Bianca, mentre a poche centinaia di metri si sentono i cori e le urla dei manifestanti furiosi per i fatti accaduti lo scorso 25 maggio a Minneapolis. In quella città è accaduto che un agente di polizia Derek Chauvin, nel corso dell'arresto avvenuto nei confronti di George Floyd, diffronte al minimarket dove Floyd era cliente abituale e aveva appena acquistato un pacchetto di sigarette. Tutto è scaturito dalla denuncia di una banconota falsa. Floyd aveva pagato con una banconota di 20 dollari. Ritenendo che fosse contraffatta l'impiegato del negozio ha chiamato la polizia dopo che Floyd si era rifiutato di restituire il pacchetto di sigarette.
Durante l'arresto in seguito alla pressione del ginocchio dell'agente nel collo dell'afro americano per 8 minuti e 46 secondi lo stesso è morto per asfissia, nell'indifferenza degli altri tre agenti colleghi che non hanno fatto nulla per fermarlo. La diffusione del video che riprende la scena ha scatenato una situazione incandescente negli U.S.A. con proteste e rivolte generalizzate organizzate da diversi movimenti per i diritti civili come i Black Lives Matter e gli Antifa. La Cina, ormai in piena guerra fredda con gli U.S.A., tanto più bersaglio di Trump accusata di non aver evitato la pandemia, dichiara per bocca del suo portavoce che "il razzismo verso le minoranze è una malattia cronica della società americana".
Per il resto, i questa quasi tediosa giornata, tutto scorre normale a ranghi ridotti, senza la consueta parata militare, col discorso del Presidente della Repubblica, che si reca anche a Codogno, dove tutto è iniziato, con un piglio positivo nella frase "da qui ripartire per il futuro".
In questa cornice di inizio giugno si inserisce la notizia che domani, 3 giugno, si riparte con "libera" circolazione fra le Regioni, senza un nuovo Dpcm perchè quello in vigore lo prevede già, ma ancora, a quanto pare, non c'è unità di intenti fra i governatori con l'intento di limitare comunque i nuovi contagi che ci sarebbero nel liberare tutti.