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domenica 28 giugno 2020

27 e 28 giugno 2020 - l'oblio nel Covid

Ho sempre sostenuto che è preferibile l'inverno all'estate. Contro il freddo ti puoi riparare, coprire, riscaldarti. D'estate no. Hai voglia di svestirti, farti doccie, bere acqua, andare al mare. Dovresti stare sempre al riparo con il condizionatore acceso. Niente di più sbagliato e falso. Dovresti vivere come in una campana di vetro, o stare a casa, lasciarla solo per andare a lavoro, ovviamente climatizzato, per evitare le avversità climatiche, ma non tutti lo possono fare. Dunque devi sopportare il caldo e l'afa. Non puoi stare sempre al chiuso. Con la paura del caldo o di quegli insetti noiosi e fastidiosi come le zanzare. Tutte queste considerazioni le puoi, le potevi fare, prima del covid19. Ora tutto questo, credo almeno per un po' di tempo, debba essere archiviato, diciamo messo in secondo piano. Quello che ora conta, di più, è la convivenza con qualcosa che non si sente, non si vede, non lo si percepisce, non condiziona i tuoi sogni, non punge, non ti fa sudare. Il virus c'è con noi, insieme a noi, ovvero potrebbe esserci ma non puoi difenderti. Non ti rendi conto di averlo accanto, come quella signora cn la falce che non si palesa. Questa è la fase della convivenza, almeno in Europa. Nel resto del mondo, America Latina e India, per citare i più importanti numericamente, non hanno ancora raggiunto il "picco" massimo e neppure si sa quando arriverà. Per ora, complessivamente, si parla nel pianeta di 10 milioni di infettati. Eppure da noi sembra essere trascorso tanto tempo dalle paranoie o allarmismi mediatici e tutta quella serie di precauzioni che comunque ci hanno consentito di superare la fase critica. Invece si tratta di un mese, neppure, ma si sa , si dimentica presto, lo dico sopratutto per le nuove generazioni che purtroppo vedo sempre più numerosi senza alcuna protezione e sembra che se ne infischino del contagio, si direbbe da noi in limba secondo una forma di "balentia", di sfida, contro questo nemico che non si vede ma che è, ed è stato, micidiale. Sopratutto questi giorni di calura li vedi in piccoli gruppi che parlano giocano e scherzano senza distanziamenti, senza la preoccupazione delle lezioni o degli esami perchè ora tutto è finito. Come se questa porcheria non potesse riesplodere anche grazie a questi comportamenti scorretti. Che ci si dimentichi presto di cosa è e di cosa è stato il coronavirus, da noi, te ne rendi conto dalle trasmissioni televisive, quei contenitori spazzatura, dove pare di vedere repliche dello scorso anno. L'oblio pare stia ammantando tutto. Anche da parte di chi usa parole d'ordine reazionarie poi sono i primi ad infrangere vistosamente le regole, tanto più se sono politici scafati e qualcuno di questi ha pure ricoperto cariche istituzionali di rilievo. I talk show non cambiano verso, anzi, accelerano verso quel tipo di target pre covid. Chiacchera politica, critiche fine a se stesso, fake news a go go. In tutta questa "normalità" ritorna prepotentemente alla ribalta, per pochi giorni, fino al dimenticatoio anche esso normale e scontato nei media, di quanto è successo cinquanta anni fa, il 27 giugno 1980, nei cieli di Ustica. Una delle pagine oscure, ed oscurate, della nostra recente storia. L'abbattimento da parte di un aereo mai identificato in uno scenario di guerra, secondo il governo italiano, un attentato terroristico, secondo l'AAIB, ma anche un incidente aereo. Quel che di certo, reale e concreto, resta è che un aereo dell'Itavia partito da Bologna e diretto a Palermo viene colpito nei cieli fra Ponza e Ustica con l'uccisione di tutti gli 81 passeggeri. Fra omissioni depistaggi e quantaltro dopo mezzo secolo ancora nulla di chiaro. Come tante altre storie italiane oscurate dai servizi segreti che coprono collusioni e compromissioni di fette delo Stato in stragi che non hanno autori nè mandanti. Alcuni di questi fatti legati alla strategia della tensione con complotti internazionali, magari per deviare o spostare fette di elettorato da una parte all'altra della barricata. Ma questi fatti non di dimenticano e non di possono scordare. Non si può dimenticare neanche in questo periodo pandemico, l'ideale per portarci all'oblio di fatti gravi. Chi tiene buona memoria sono certamente i parenti delle vittime ancora alla ricerca della verità e dei colpevoli.
A questo proposito, ogni volta che arriviamo a qualche tragico anniversario mi vengono in mente i versi del brano "Fight da Faida" di Frankie Hi Nrg Mc, pseudonimo di Francesco Di Gesù, che tratta proprio di questo periodo buio, e non solo, della Repubblica.
《Potere che soggioga
Potere della droga
Potere di uno Stato
Che di tutto se ne frega:
Strage di Bologna Ustica Gladio
Cumuli di scheletri ammassati in un armadio》



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