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venerdì 26 giugno 2020

25,26 giugno 2020 - al fuoco!

Che si stia tornando alla normalità, o che si voglia, si capisce dal numero dei reati che stanno aumentando o da quei fatti di cui poco si sentiva o si leggeva. Chiaro è che a partire da marzo la notizia principale, a tenere tutta la scena, è sempre stata la pandemia. Tutte le altre in un angolo. Giusto oggi, per dire delle notizie che parevano scomparse, leggevo che a pochi chilometri dal mio paese è dovuto intervenire il corpo forestale e dei vigili del fuoco per domare un incendio che ha procurato un disastro ambientale per cui 35 ettari di territorio, tra grano e macchia mediterranea, sono andati a fuoco lambendo persino il parco eolico in prossimità di Nurri. In Sardegna la questione, anzi il problema, degli incendi per tanti anni è sempre stata la prima notizia di apertura dei tg locali. Gli interessi sono tanti. Ridurre tutto a una questione di beghe tra vicini di pascolo oppure, come si è sostenuto per troppi anni, nel mondo rurale, una abitudine dei pastori sardi per avere poi un pascolo migliore, "per migliorare o fertilizzare il cotico erboso" come si legge nel sito sardegnaforeste, mi pare che ormai ci credano davvero in pochi. In pochissimi casi si tratta di autocombustione. Francamente mi è capitato solo una volta di vedere in prossimità di una discarica un inizio di un piccolo incendo scaturito verosimilmente o da cocci di vetro che col caldo torrido ed il sole forte delle ore pomeridiane, o ancora in mezzo dal letame. Quel piccolo incendio si è potuto spegnere usando un arbusto adottato alla bisogna come una scopa. Per il resto, anche se non ho a disposizione statistiche o studi sul campo, per quello che ho letto nei decenni addietro posso affermare che in Sardegna gli incendi sono praticamente di natura dolosa e colposa. Certo la condizione dei terreni pieni di sterpaglie e il caldo torrido di alcune giornate sono un innesco formidabile se a questi si aggiunge il forte vento di maestrale che spesso soffia per una settimana. Fra le cause, oltre che dolose, ha una importanza centrale anche quelle colpose, in questi giorni particolari descritti, secondo un rapporto del CNR, si può verificare a seguito dell'uso di apparecchi meccanici, a fiamma o elettrici, incustodia de fuoco da parte dei campeggiatori, carenza di manutenzione di elettrodotti, scarsa cura del terreno, getto di fiammifferi o mozziconi di sigarette accesi dalle auto. Al di là di questioni legate a conflitti o vendette private, Gli interessi sono molteplici compositi e variegati che vanno dagli interessi turistici o di speculazione edilizia, lo so è paradossale, di chi vuole costruire in territori deputati all'agricoltura o al pascolo. Ma addirittura si parla del business di chi spegne gli incendi, in alcuni casi in seguito a licenziamenti nei cantieri forestali o squadre antincendio. Girano, quindi,intorno agli incendi un sacco di soldi.
Nella Carta de Logu sono cinque i capitoli dedicati alla normativa sugli incendi. Tra le sanzioni era annoverato oltre l'ammenda, la pena di morte o il taglio della mano destra, tale era la riprovazione sociale e morale. Su quello che può accadere in una comunità dopo un incendio non si può misurare o descrivere. Intanto parte di quello che si è portato via il fuoco fa parte della tua memoria e dei tuoi ricorsi da bambino. Per dire che sotto una pianta ti sei riposato o hai mangiato o campeggiato con gli amici oppure sono sbociati degli amori ma anche la morfologia stessa del territorio. Tutto oltre che dal punto di vista del danno ambientale si ripercuote in un danno emozionale. alcuni anni fa, proprio nei primi giorni di agosto, le fiamme sono arrivate a lambire le case dell'abitato del mio paese mandando in fumo duemla ettari di bosco, un bosco di lecci giovani, per la maggior parte, perchè negli stessi territori si era sviluppato un incendio con le stesse proporzioni quasi mezzo secolo fa. Ricordo l'angoscia e la paura di quel giorno e nei giorni a venire, mentre tutta la popolazione si era unita alle squadre antincendio per pattugliare alcune zone al fine di evitare il riprendere del fuoco. Ma ancora più triste, e questo credo che me lo porterò dietro per sempre, è stato vedere l'uliveto della mia famiglia arso per metà nei primi giorni di giugno di tre anni fa. Ognuno di noi può raccontare storie e stati d'animo e ricordi, tristi, di cosa resta dopo un incendio. La rabbia che ti resta dentro è terribile. Se penso che sono contrario alla pena capitale, appena ho letto le pene della Carta de Logu per un attimo le ho ritenute poco severe, tanta è la rabbia che hai dentro dopo aver partecipato allo spegnimento di un incendio nei luoghi della tua vita, dellatua infanzia. Poi ovviamente ritorna l'idea fedele al pensiero di Beccaria. Tuttavia credo che anche quando riescono ad acciuffare i piromani si faccia davvero poco in termini sanzionatori. Credo che il lavoro sia immane e che vada fatto sopratutto a partire dalle scuola primaria investendo sulla cultura e sulla sensibilizzazione delle giovani e future generazioni. Se penso a quello che è accaduto in Amazzonia dove il governo Bolsonaro ragiona solo in termini economici se non razziali, cioè espellere la popolazione nativa, per cui solo nel mese di agosto scorso sono stati 30 mila i roghi registrati, fanno davvero pensare che ci sia un piano criminale, mentre a detta di Biolsonaro sarebbero le organizzazioni ambientaliste per far ricadere la colpa su di lui e diffamarlo. Si potrebbe scrivere ancora tanto ma, come mio solito, inizio un post per dire una cosa e la finisco con pensare ad altro. Fra cui la musica, perchè anche queste questioni hanno una loro colonna sonora. Un brano del Tenores di Neoneli è giusto e preciso per questo post. Si tratta di "Su ballu 'e su fogu", dove si indica una cura per i piromani:
《Los devian cundennarea brusiare lentamente,
subra su crabone ardente,
finas a si ch'istudare,
in manera chi proàrepotan cussu bellu giogu,
in manera chi in su fogu
lassen sa piromania.》


SU BALLU 'E SU FOGU
In s'ierru s'astraòretotu cantu at ruinadu
sa pastura nd'at sicadu
at distrutu su laòre,cussu nordicu rigore
at batidu annada mala,
e arrivan da ogn'ala
lamentos de carestìa.
In s'istìu est arrivadasa desertica sicagna,
mancu s'aria de muntagna
podet esser respirada,
e sa zente est ispantada
de ider cussu sicore,
cun totu custu calore
parimus in Algerìa.
Epuru b'at zente indignachi a su male azunghet male,
cun d'un'ira criminale
at brusiadu sa Sardigna,
razza perfida, maligna,
sa chisina at semenadu,
in Barbagia, in Barigadu,
Nurra, Sulcis, Baronìa.
Impunidos sos balentessa natura sun bochinde,
a desertu reduinde,
suni tancas e padentes,
cussos crobos puzzolentes,
cheren totu avvelenare,
los devimus isolare
che canes peri sa ia.

Los devian cundennarea brusiare lentamente,
subra su crabone ardente,
finas a si ch'istudare,
in manera chi proàrepotan cussu bellu giogu,
in manera chi in su fogu
lassen sa piromania.

Como azis totu brusiadue tantas vidas distrutu,
como chi azis allutu
su irde chi fit restadu,
ite azis balanzadu
ischifosos assassinos ?
Miserabiles cainos,
morzedas in agonìa !
Poberitos innozentes,miserina cussa sorte
ohi, ite cudrele morte
sos cudreles bos han dadu,
in piantu hana lassadu
isposas, mamas e fizos,
a pagare sos fastizos
de cussa zega manìa.
De su rimorsu in su lettunon potana reposare,
e in cella a frazigare,
los lassene a abba e pane,
arrabbiados chei su cane
chi sian de su dolore,
infines unu puntore
chi nd'isperdat sa zenìa.
Sardigna, terra brusiada,terra 'e fogu e de afannos,
non permitas custos dannos,
lassa istare su sufrire,
impresse faghe fuìredisonestos e foghistas,
chi t'an semper, egoistas,
ispulpadu sende bìa.
Tonino Cau -luglio 83





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