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giovedì 30 aprile 2020

29,30 aprile 2020 - Generazione Covid (Covid Generation)

Nella conferenza stampa del giovedì della ProCiv di rainews24, a quanto pare sarà l'ultima, il pneumologo Richeldi, che per come vedo spesso glissa su certe domande, ha detto che i 15 giorni scorsi devono essere tenuti presenti per le prossime settimane come punto di riferimento dei risultati raggiunti, con trend in calo dei decessi e dei nuovi contagi, e su come si dovrà affrontare il futuro in convivenza col covid19. Per Borrelli l'emergenza non è finita. Il nostro servizio sanitario e il nostro sistema della protezione civile hanno dato una grande prova di serietà che faranno bene al nostro Paese. Con questo tono dimesso rilassato assisto a questa ultima "puntata" di informazione con l'impegno, dicono, che la ProCiv continuerà a fornire i dati aggiornati ai giornalisti. Borrelli termina la conferenza salutando, in tono scherzoso, "alla prossima volta, nel senso che per la Protezione Civile c'è sempre una prossima volta".
In questo quadro si muove il panorama politico nazionale tra Conte, che viene descritto dall'ItaloVivo Matteo come populista, l'opposizione di centrodestra coi loro flashmob mascherinomuniti e pseudo occupazione della Camera, i governatori di centrodestra che contestano la prosecuzione del lockdown, quindi con idee meno restrittive del Dpcm, che non libera diverse attività commerciali (bar, ristoranti, parrucchieri) e, fra il martello e l'incudine, i sindaci (ANCI) di quelle Regioni di centrodestra che sono sul piede di guerra, perché ritengono pericoloso aprire prima di quanto previsto dal Dpcm. In mezzo noi schiacciati nel quotidiano che viviamo tartassati di iperinformazione in questa bolla mediatica che soffia, da un lato per il liberitutti subito ad uso e consumo di calcoli elettoralistici, dall'altro la voce filogovernativa per una chiusura con allenamento a step fino a quando non si trova un vaccino che, secondo quanto dichiarato oggi dal virologo Fauci, arriverebbe a gennaio.
Non so cosa accadrà domani, nel senso del breve termine. So che la caducità delle cose ed il transeunte "dell'adesso" e del "fra pochi giorni" occupa gran parte dei nostri pensieri. Scrivevo appunto ieri l'altro sull'utilità o meno delle cose che ci parevano importanti fino a fine febbraio ed ora tutto o quasi pare abbia perso il valore. Persino un "barile di petrolio" che tante guerre scatena non pare stia vivendo grandi profitti; il consumo dei carburanti è diminuito di quasi la metà, segno dei tempi.
Dal dopo Covid ci sarà una generazione, io spero, che si riprenderà lo spazio con l'umanità in sinergia con la natura ed il suo rispetto. In controtendenza rispetto a quanto l'homo sapiens ha fatto finora, occupando ogni palmo di terra libero e fottendosene della grande madre Terra.
Io provengo, per poco, dalla generazione "boomer" nato prima del '65 e prossimo, per poco, alla generazione successiva, cioè dal 1965 fino al 1980 che viene definita "generazione X", e quella precedente è detta generazione silenziosa. Leggo in rete su Wikipedia che la mia generazione "contribuì notevolmente all'aumento di domanda per beni di consumo, stimolando la crescita economica registrata in quel periodo". Dopo è venuta la Generazione X di coloro che sono nati tra il 1965 e il 1979 ( X, a rappresentare la mancanza di un'identità sociale definita). Da Wikipedia estrapolo "L'influenza di questa generazione sulla cultura pop iniziò negli anni ottanta e ha avuto il suo culmine negli anni novanta. Storicamente la generazione X è inquadrata nel periodo di transizione tra il declino del colonialismo, la caduta del muro di Berlino e la fine della guerra fredda. Una volta giovani adulti, la generazione X raccolse l'attenzione dei media tra la fine degli anni ottanta e l'inizio degli anni novanta, guadagnando la reputazione stereotipata di apatici, cinici, senza valori o affetti."
Poi arriviamo alla generazione Y, millennial generation, generation next (generazione successiva) o net generation (generazione della rete) cioè di coloro che sono nati fra i primi anni ottanta e la metà degli anni novanta.
Alla generazione "del millennio", coloro nati alla fine del XX secolo, succede la generazione Z. "Questa generazione è caratterizzata da un maggiore utilizzo e una maggiore familiarità con la comunicazione, i media e le tecnologie digitali. In molte parti del mondo, l'infanzia della generazione Y è stata segnata da un approccio educativo tecnologico e neoliberale, derivato dalle profonde trasformazioni degli anni sessanta.
A breve, quando tutti noi cominceremo a convivere con questo virus definito più subdolo dell'ebola, quindi già oggi, i primi nati credo verranno chiamati Generazione Covid.
Cosa farà questa generazione come sarà cosa dirà, nel campo culturale artistico musicale è presto perché queste sono pagine ancora da scrivere.
Un brindisi alla nuova GENERAZIONE COVID


martedì 28 aprile 2020

28 aprile 2020 - Sa Die De Sa Sardigna

Curioso, e mi intriga, come in questo tempo in-finito del lockdown ti ritrovi ad avere tanto tempo a disposizione che è diventato il tuo tempo. Mentre prima, diciamo almeno fino a marzo, pensavi di non riuscire a fare tutto in una giornata o in una settimana ora tutto il carico di impegni scompare ed è dilatato, per non dire obliterato, a tuo favore. Fai ciò che devi fare, in remoto, e ti avanza tempo, ti muovi facendo attività fisica, leggi, guardi film, ascolti musica, ti interessi anche di cose che pensavi e mettevi nel mondo dell'irrilevante. Hai ancora tempo. Forse perché la tecnologia ci aiuta? Può darsi. Credo invece che ci stiamo sbarazzando del superfluo. Il tempo conta in modo diverso. Si dice che durante la rivoluzione francese vi fossero gli orologi senza lancette ad indicare che il tempo non era più dello Stato o del padrone, ma tuo. Se da un certo momento in poi attendi le notizie dei tigì per capire o conoscere in tempo reale le sorti del tuo Paese ora, sembra assurdo ma no lo è, ascolti dati percentuali che assorbi passivamente o acriticamente. Se già prima i talkshow ti annoiavano, ora neanche li vedi, puff spariti. Ti dicono che la curva continua a scendere e che il tuo stare in casa ha prodotto risultati ma, nel contempo, in conferenza stampa, il presidente del consiglio neanche troppo velatamente ti fa il pistolotto perché se non ti attieni alle regole, l'ordinanza della ProCiv o i Dpcm, vuol dire che "non ami l'Italia". E allora stacchi la spina. Se siamo arrivati a questo punto non è solo "colpa" del covid19. Lo siamo perché abbiamo delegato troppo ed impegnato il nostro tempo a dividerci spaccando capello in 4 su ciò che diceva il rappresentante di una formazione più vicina a te ma non abbastanza anti. Dopo due mesi ti trovi a scorrere commenti nei social allucinanti dove più normale gode del delatore di chi fa running oltre il limite consentito; magari fino a quest'inverno ti frollava le palle sorpassandoti a "sinistra" perché diceva che eri troppo compromesso col "sistema". Ne vedremo delle belle. Meno male che il capitalismo era in crisi e che c'erano praterie per riprenderci gli spazi dopo anni di sconfitte. Meritiamo di stare nell'irrilevante zero virgola. Dicevo dopo quel pistolotto credo che continuerò a stare sul bordo del fiume coi pop corn a godermi lo spettacolo di chi passa. Nei social tutti muti tranne chi per calcolo e sciacallaggio politico elettorale spara sul pianista. Francamente mi sarei aspettato altre motivazioni o indicazioni ma non questa paccottiglia di vuota retorica nazionale e quel nero richiamo paternalistico del "chi non ci sta non ama il suo Paese". Dopo di che metti in tasca quanto ti viene indicato dal (un tempo si diceva) tubo catodico e prosegui in questo sistema di sospensione dei diritti costituzionali "per il tuo bene".
In questa atmosfera tu che fai parte di una comunità, il tuo piccolo comune, nelle zone interne dell'Isola, e si sa che in Sardegna ogni paese è un'isola nell'isola, non solo non ha contagiati covid19, ma non ce ne sono nel raggio di 30 km, dicevo in questa atmosfera surreale cominci a non sentirti parte di questo destino comune. Quasi come se la bolla mediatica col suo carico di paranoie ed avvertimenti ti abbia ricacciato nell'Età dei comuni. Chiusi nell'angoscia del contagio che viene da fuori.
Queste considerazioni, amare e e di pancia, cadono nella giornata di Sa Die De Sa Sardigna istituita a memento della sommossa dei vespri sardi del 28 aprile 1794 che costrinse alla fuga da Cagliari il viceré Vincenzo Balbiano e i funzionari sabaudi. Una giornata dell'orgoglio nazionale sardo istituita dal Consiglio regionale della Sardegna con la Legge Regionale 14 settembre 1993, n. 44.
Questa giornata verrà ricordata perché, così come per la festa di Sant'Efisio, non ci sarà nessuna concreta celebrazione di piazza per la pandemia. Qui avrei pure finito se non fosse che il tigì isolano ci ha riservato un servizio dove si sottolineava che il presidente della giunta regionale ha tenuto il suo discorso (io direi con voce impostata) in "limba". In sintesi dopo mesi di scelte sotto dettatura del "continentale" nordico leghista a dimostrazione della autonomia dei sardi ci fa discorso in sardo; che dire dopo che ha tagliato i fondi per la cultura. Bella autonomia, di facciata. Pare che quel giorno, sa die de s'annu de s'acciappa, ai piemontesi camuffati in fuga per capire se erano sardi chiedevano di ripetere "cixiri, scivedda, civraxu". Altri tempi altre persone. Oggi, ci sono questi. E non mi piacciono.



Kenze Neke -
Ke a sos bascos ke a sos irlandesos 
s irlandesos
Oh Sardigna custa est d'ora ke ti deppes iskidare e nos Sardos totu umpare si ki pesent in bon'ora Sa rikesa sunt furande in d'una manera indigna e sas costas de Sardigna de zimentu cuccuzzande Oh Sardigna patria nostra de sa limba t'ant privau e 'sistoria ant cubau pro sikire in custa zostra Una tanca fatta a muru fatta a s'afferra afferra si su kelu fit in terra si l'aiant serradu puru A sos meres coloniales aperrieli trumba e fogu ca non paret prus su logu pro su ki nos ant fattu heris Como a Cuba tandho in Vietnam sos Irlandesos kin sos Bascos moviebos omines sardos bos deppiene iskidare Non prus voto non prus listas non prus truffas de eletziones solu bandas comunistas pro sa sarda rivolutzione In su monte et in su pianu un su pianu et in su monte e kin s'istendardu in manos ki est'istadu de su sardu in fronte



lunedì 27 aprile 2020

26, 27 aprile 2020 - Liberi tutti?

Già dal primo pomeriggio di ieri si rimbalzavano le voci circa una diretta TV di Conte su anticipazioni della bozza sul Dpcm nuovo di zecca. Chi pensava al Liberi Tutti credo sia rimasto piuttosto deluso. Alle 20.25 ha fatto capolino il presidente del consiglio con un taglio di capelli fresco che faceva prevedere ,quantomeno, la riapertura dei barbieri/parrucchieri, magari all'uscita del barbiere una bella birra fresca al bar. Niente di tutto questo: bar e barbieri apriranno, invece, il primo giugno, ovviamente se i contagiati covid nel frattempo non saranno risaliti. Dall'incipit di Conte ho capito che non si trattava di inaugurare la fase 2 ma la fase 1,5 , come a dire una fase breve e transitoria.
Questo Dpcm avrà vigenza dal 4 maggio fino al 18.  Non ci sarà il Liberi Tutti. Si potrà uscire per attività sportiva e attività motoria oltre i 200 metri e/o uscire dal proprio comune sempre con la autocertificazione che nel frattempo è diventata la numero 5, o forse 6, per i soliti arcinoti motivi ma non fuori Regione. La novità è che si potrà uscire per andare a casa di parenti e congiunti. Subito si è scatenata la ricerca del significato di "congiunti" creando non pochi equivoci. Subito sono arrivate le «Precisazione sul Dpcm sul termine congiunti: comprende parenti e affini, coniuge, conviventi, fidanzati stabili, affetti stabili anche fidanzati».
Manifattura tessile e costruzioni già dal 4 maggio che si affiancano a quelle già operative. La scuola riaprirà solo a settembre, questa questione per Mattarella è una ferita aperta. Inutile dire che su questo settore importante e centtale Conte sia stato evanescente e poco chiaro; non è che la ministra dell'istruzione brilli per chiarezza e prospettiva, però!!!
In un post precedente anticipavo che secondo me ci sarebbe stata la prosecuzione del gioco dell'oca per cui si ritorna nella casella di partenza come una "coazione a ripetere". Non voglio commentare il polverone che gira in rete da ieri, in particolare da chi è vicino alle posizioni dell'opposizione e dai leaders che soffiano sul fuoco della delusione e dell'insofferenza. Dico che questo lockdown ci sta provando il sistema nervoso e che forse non stiamo assolutamente tenendo in debita considerazione quanto oggi dice l'OMS, cioè che la fine della pandemia è lontana. Aggiungo inoltre che fra le "aperture"  c'è la possibilità dei funerali con partecipazione limitata a 15 dei parenti. Capirai, se ci metti il personale delle pompe funebri restano numeri risicati. Invece i riti religiosi restano ancora in standby con grande delusione (per usare un termine morbido) della CEI. Anche di questo si è scatenata una sassaiola di commenti fuori dalle righe dal fronte dei talebani bigotti come se fossimo ancora nel medioevo e in Italia non ci fossero tante altre confessioni religiose e la Costituzione pone alla sua base la laicità dello Stato.
Questo Dpcm più allegati, per ora ancora bozza, andrà rivisto e limato fino al 4 maggio. Per questo non mi appassiona studiarci sopra visto che avrà una limitata vigenza di due settimane. Non voglio quindi indicare le novità rispetto al precedente in quanto, dicevo, le novità sono davvero poche. Voglio sottolineare che non capisco perché dobbiamo sopportare le pressioni di confindustria su ri-aperture dei vari settori della produzione quando nelle regioni a maggior contagio vi sono duecentomila industrie che non hanno mai chiuso, dico di oltre 50 % dei vari settori, ma su questo mi pare che non vi siano pressanti controlli. È chiaro che agli industriali interessano più gli sghei che la salute dei lavoratori. La pandemia non ha insegnato loro nulla.
Termino con il testo dei Subsonica, gruppo elettropop torinese di una regione, il Piemonte, laddove il numero dei contagi supera ormai l'Emilia. Un brano bello dinamico e carico di effetti con un testo che mi pare sia inerente al post ed al periodo che stiamo attraversando, gravido di speranza e aspettative.
Fortza paris e a presto liberi tutti


Mani in alto fuori di qua
Non resteremo più prigionieri
Ma evaderemo come Steve McQueen
O come il grande Clint in fuga da Alcatraz
Senza trattare niente con chi
Ha già fissato il prezzo al mercato
Dei nostri sogni dentro ai nostri giorni
Per la nostra vita
Liberi tutti, liberi tutti
Dai virus della mediocrità
Dai dogmi e dalle televisioni
Dalle bugie, dai debiti
Da gerarchie, dagli obblighi e dai pulpiti
Squagliamocela
Nei vuoti d'aria della realtà
Tracciamo traiettorie migliori
Lasciando le galere
Senza più passare dalla cassa
Liberi tutti, liberi tutti
Da ciò che uccide te
E tutto ciò che ho intorno
Da ciò che uccide te
E tutto ciò che ho intorno
Da ciò che uccide te
E tutto ciò che ho intorno
Da ciò che uccide te
E tutto ciò che ho intorno
Da ciò che uccide te
E tutto ciò che ho intorno
Dall'uomo che non è
Padrone del suo giorno
Da tutti quelli che
Inquinano il mio campo
Io mi libererò perché ora sono stanco
Liberi tutti, liberi tutti







sabato 25 aprile 2020

24, 25 aprile 2020 - Una mattina mi son svegliato, bella ciao

I nuvoloni che ci hanno accompagnato questi ultimi giorni, con frequenti piogge improvvise, che hanno certamente scoraggiato i patiti della camminata quotidiana, anche a costo di sfidare la sorte sanzionatoria, ieri ci hanno dato una tregua. Il tardo pomeriggio, verso le 17, alla stessa ora del giorno precedente, un fronte di nuvoloni scuri e tersi minacciavano un temporale. Il gallo del vicino con la cresta rosso sangue continuava tranquillo a razzolare e, di tanto in tanto, fra un verso improvviso e l'altro si divertiva a disturbare con incursioni mirate questa o quella gallinella che capitava a tiro. Io immerso nel verde intorno a casa intento a rispettare la tabella di marcia di almeno 8.000 passi quotidiani ripassavo a memoria testi della Resistenza racchiusi nella title track del CD "Materiale Resistente 1945-1995" edito da Il Manifesto, skipando le varie tracce anche a random inserite nello smartphone. Fra una telefonata e l'altra la giornata mi e passata liscia e serena. Facendo quasi finta che l'indomani non sarebbe stata una giornata importante e che, poco male, se c'è il lockdown. Tutte cazzate. Se penso che il mio 25 aprile ho sempre partecipato, se non erro da almeni 6 lustri senza soluzione di continuità, alla manifestazione per la Liberazione a Cagliari, beh questa situazione mi crea forte disagio. Ricordo che una decina d'anni fa, puntuale come sempre al punto di raccolta in piazza Garibaldi, sceso dal n.1 CTM nella fermata di via Paoli, da dove si scorge la piazza, notai che non c'era quasi nessuno. Ero arrivato in largo anticipo e gli altri alla spicciolata con striscioni e bandiere sarebbero arrivati non prima delle 9.30. Il mio cell segnava però le 8.40. Troppo presto. Un capuccino al bar una lettura veloce al quotidiano locale. Il tempo di distrarmi  un attimo e, fuori dal bar, stava venendo giù il temporale. Per fortuna mi ero attrezzato con un ombrello. Alle 9.30 non c'era alcun miglioramento. Anzi la pioggia aumentava. I pochi arrivati, srotolati gli striscioni e pogiati a terra si riparavano intorno all'edicola dei giornali e sotto le piante, coi loro ombrelli e impermeabili e la maggior parte vestiti rossocolore. Verso le 10 l'Anpi e la banda cittadina, approfittando di una piccola tregua meteo, si incaminavano verso via Sonnino e dietro tutti inzaccherati noi pochi sparuti con bandiere che intonavamo, non troppo convinti, un canto partigiano. Giunti all'altezza del milite ignoto diffronte a piazza Gramsci mentre la banda intonava le prime note di Bella Ciao veniva giù il cielo. Col collega e coinquilino decidemmo, comunque, che la nostra manifestazione sarebbe finita all'inizio di via Roma e che arrivare al termine in piazza Carmine ci sarebbe costato un bel mal di gola. Il nostro dovere comunque pur nelle avverse condizioni era stato assolto. Oggi, invece, splende un bel sole degno di questa stagione. Tuttavia la manifestazione, così come tante altre in tutta la Nazione, non ci sarà. Non mi consola questo flash mob internetiano perché io sono della vecchia generazione che ha bisogno di cose reali, la camminata con amici e compagni del circolo "Gramsci" che tutti insieme cantiamo "Una mattina mi son svegliato, bella ciao..." con bandiere rosse e della Palestiba che sventolano.

  1. BUON 25 APRILE. ORA E SEMPRE RESISTENZA


giovedì 23 aprile 2020

22-23 aprile 2020 - piove governo ladro

"Aprile piovoso, maggio ventoso, anno fruttuoso" Sarà pure così però io di questo tempo comincio a stancarmi. Devo fare un sacco di lavori. Passare l'antitarlo al tavolino dei miei nonni, una delle poche cose rimaste a futura memoria. Nel periodo Pasquale non è stato possibile perché questo genere di lavori si fanno fuori, nel cortile, in giornate tiepide ma non ventose. Quei giorni il maestrale prima e lo scirocco poi hanno impedito la tinteggiatura. Questi giorni la temperatura era ideale. Ma la pioggia proprio non ci voleva. Ieri pensavo, in alternativa, che fosse la giornata ideale per fare il trattamento antinsetti sopra le tenere foglioline degli innesti nell'uliveto. Ma niente. La pioviggina dalla mattinata fino a tarda sera ha impedito anche quello.
Intanto procedo nel lavoro agile, ma di questi tempi le incombenze sono ridotte. Quindi ti ritrovi con molto tempo d'avanzo con questo clima che scoraggia qualsiasi minima velleità. Meno male che una chiamata nel tardo pomeriggio, provvidenziale ed insperata del direttore, ti consente di sparigliare le carte per tornare in città. Così stamattina di buonora in piedi pronto per una giornata concreta in ufficio. Mascherina, guanti, qualcosa da mettere sotto i denti perché anche col covid19 l'appetito c'è, gas al motore e via verso la SS 131. Più o meno alla stessa ora della scorso lunedì, a un km da Las Plassas, un ragazzo di statura media con felpa grigia jeans e stivali gialli se ne andava tranquillo con passo regolare nella via maestra destinazione, ho intuito, il maneggio che confina con un uliveto, che è stato sommerso d'acqua lo scorso autunno. Ricordo che a novembre, a circa tre km, proprio al bivio per Villanovafranca, un pickup della protezione civile ci costringeva a deviare verso villanovafranca per Mandas e poi Isili per tornare verso la SS 128, perché, proprio dove stamane ho incontrato quel ragazzo, un diluvio aveva fatto tracimare il fiume impedendo transito ai veicoli per una giornata intera. Perché dico questo. Ci torniamo dopo.
Dicevo giusto ieri che i lavori della sistemazione del manto stradale della SS 131, questo inverno, hanno creato diversi problemi alla viabilità, per almeno un mese, costringendoci ad uscire di casa almeno mezzora prima per arrivare puntuale a lavoro. Peccato che questa era una idea comune a tutti, perciò tutti ci ritrovavamo un tappo decongestionante di traffico all'ingresso di Cagliari, all'altezza del bivio per Sestu, vanificando la levataccia. Questa mattina, con passo regolare ed un ridotto flusso di macchine a circa 5 kg da Cagliari, di nuovo il rallentamento. Se non fosse che la maggior parte degli automobilisti avevano la mascherina (non capisco l'utilità se si guida da soli) avrei pensato che eravamo fuori pandemia o che qualcuno ci dicesse "siete su scherzi a parte". Invece no. Stavano mettendo il bitume. Ancora!?
Tornando sul punto interrotto, al rientro verso le ore 18, all'altezza del bivio per Villasanta un fronte di nuvoloni neri minacciava il diluvio. Giunto all'altezza del bivio per Villanovafranca stesso copione della scorsa volta, un rovescio temporalesco minacciava di bloccare la statale. Con andatura regolare armato di coraggio ho proseguito. Lo stesso ragazzo del mattino non curante del maltempo, mani in tasca, ombrello grande verde da cercatore di lumache probabilmente faceva ritorno a casa.
In tempi di pandemia succede anche questo, cioè fermarsi a cogliere i particolari del tragitto che in tempi normali, chissà se e quando torneranno, ti sfuggono perché assorti nella nebulosa di pensieri aggrovigliati, nella convinzione che tutto sia importante. Io credo che alla fine questo schifo di coronavirus ci ha consentito di sbarazzarci del superfluo. Comunque tra il serio e il faceto oggi sono arrivato tardi alla liturgica apparizione bisettimanale della conferenza stampa di Borrelli & co., croce e delizia degli ascoltatori drogati di cifre dati percentuali et similia. La guarderò in streaming?!
Termino ricordando che oggi inizia il Ramadan un mese impegnativo che interessa milioni di fedeli, anche nostri concittadini. Per dire.
Intanto continua a piovere.
Piove governo ladro!
p.s.: diminuiscono i contagi, ma del giorno della libertà non si vede manco l'ombra. Speriamo bene anche se chi visse sperando...


martedì 21 aprile 2020

20,21 aprile 2020 - il gioco dell'oca

In tutti questi anni devo aver percorso il tragitto da casa mia, al paesello, verso Cagliari diverse centinaia di volte, se si calcola che mi è capitato anche tre o quattro volte in una settima. Ogni volta quelle curve sembrano diverse, non so se dipenda dal clima, dall'umore o da quello che penso. A volte anche dalla musica in sottofondo. Eppure questo lunedì, ieri, mi sembrava un itinerario diverso. L'erba ai lati della strada andava sopra il guardrail. Vicino ad una cantoniera della vecchia tratta ferroviaria, che collegava il Sarcidano con la parte sud occidentale, un manufatto che sembra un residuato bellico, senza tetto e appuntellato ai lati per tenere i muri; di punto in bianco ho visto un cane che attraversava tranquillo nella curva a gomito; mi ha costretto ad una frenata, direi neanche brusca vista l'andatura poco veloce, ed a concentrarmi nuovamente sulla guida. Il cane, un meticcio bianco a chiazze nere, ha le sue ragioni, da quasi due mesi quella strada, l'innesto della SS 128, ha visto diminuire drasticamente il numero degli utenti di veicoli, se si eccettuano i camion. Va rilevato che di vetture questi giorni se ne vedono davvero poche, tanto più che ieri una leggera pioggerellina ci ha accompagnato quasi incessantemente tutti la giornata. Il pomeriggio terminata la quantità di piccoli incombenze da sbrigare prossime alla scadenza ho fatto rientro verso casa. Mi ripeterò se dico che la 131 è davvero strana con questo traffico limitato, sembra quasi che sia sovradimensionata rispetto alle esigenze della viabilità. Giusto questo autunno ha avuto il rifacimento del manto stradale che tanti fastidi e ritardi ci ha arrecato, con code interminabili all'ingresso della città. Un lunedì ho avuto un ritardo in ufficio di quasi due ore. La coda di macchine che procedeva lenta e partiva da Monastir, 12 km da Cagliari.
Dicevo, ieri, mattina e sera niente file, pochi veicoli, giusto qualche pattuglia di agenti che procedeva adagio. Questo lockdown ha dunque i suoi lati positivi, il traffico è diminuito tanto. Quando ne parlerò fra vent'anni, se sarò ancora in vita, qualcuno penserà che sto dicendo delle corbellerie. Il senso di un diario è anche questo, cioè memoria storica. Ai lati delle strade si vedono tanti asparagi, prima del coronavirus, tutti ad aspettare le belle giornate per raccoglierli. Gli scorsi anni, nelle nostre campagne, c'erano più cercatori che asparagi, lo dicevamo al bar fra amici e suscitava ilarità perché qualcuno per poter realizzare una quantità dignitosa doveva percorrere alcuni chilometri. Ora, questi giorni, nonostante ce ne siano tanti, non si possono raccogliere. Non c'è un divieto. Il divieto riguarda noi, che non possiamo circolare. Oggi, come ieri, piove. Anche volendo e potendo quando piove gli asparagi non si raccolgono.
Dunque ci stiamo avviando, almeno nella nostra regione, all'obiettivo del covid free. Nei media non si fa che parlare di fase 2 o 3, ma noi siamo sempre bloccati come cani alla catena, se si eccettuano le poche volte che per lavoro posso uscire. Ho come l'impressione di far parte di un gioco dell'oca con una sorta di coazione a ripetere, forse gli errori, i lanci di dadi che portano a quel certo numero senza nsj arrivare alla fine, cioè al tuttiliberi.
Temo che sia tutto un gioco. Non avete ancora capito, stiamo giocando al Gioco Dell'Oca.
Il 4 maggio, tirati i dadi, nella migliore delle ipotesi, si va alla casella 19 (casa o locanda) si paga la posta (sanzione) e si rimane fermi 3 turni.
Ma senza scomodare algoritmi credo che la sorte ci manderà tutti alla 58 (scheletro), si paga la posta e si torna alla casella 1, cioè allo stato del 9 marzo.
Vedremo


domenica 19 aprile 2020

18-19 aprile 2020 - weekend in pantofole

In questo fine settimana, orfani dell'appuntamento quotidiano di Borrelli su rainews24, che procederà invece con cadenza bisettimanale (lunedì e giovedì), non ci sono novità degne di nota. I contagi nell'isola sono piuttosto ridotti, da due giorni i decessi per fortuna si sono bloccati. Al Nord Italia ancora instabile la discesa. Nella noia da weekend non ci resta che sfogliare i quotidiani,  seppur virtualmente, in rete. La notizia che tiene banco oggi, ma credo anche nei prossimi giorni, è l'impossibilità di far sciogliere il voto al santo guerriero Efis del capoluogo sardo, che già, si tramanda, liberò Cagliari dalla peste nel 1652. In un post del 5 aprile ho descritto per sommi capi cosa significhi la festa di sant Efisio nella giornata del primo maggio, che si sovrappone alla festa dei lavoratori. Ebbene quest'anno non ci sarà. Il voto verrà sciolto ma non nel consueto bagno di folla, gruppi folk, kermesse di colori dei petali di rosa sparsi nella strade dove la statua del santo guerriero passa trasportato da un giogo di buoi. Non sarà possibile perché tutte le feste sono stoppate dal lockdown. Nella intervista rilasciata all'Unione il quarantesettenne sindaco di Cagliari ci notizia che il primo maggio ci sarà l'insediamento dell'Alter Nos e poi una messa. A settembre una grande festa. Non so con quale certezza possa dirlo considerando che lui è un talebano del lockdown e che si è distinto per quei terribili manifesti. Dunque Sant Efis verrà trasportato, a quanto pare con un mezzo militare, verso la chiesetta di Pula per far rientro in città il 3 maggio. Non è dato sapere se il santo dovrà dotarsi di autocertificazione o salvacondotto.
Per quanto mi riguarda, non me ne vogliano i suoi fedeli, la festa di sant'Efisio mi ha lasciato sempre tiepidino. Considerando che cade il giorno della festa del lavoro, che questo rito è uguale a se stesso da sempre, non mi entusiasma, ho sempre cercato alternative in altri luoghi che, invece, festeggiavano la festa dei lavoratori. In realtà gli appuntamenti festaioli sono stati sempre pochi e in località lontane da casa per cui nonostante ci fossero gruppi musicali o interessanti obtorto collo restavo nel mio paesino onorando l'ozio e il riposo fine a se stesso, in compagnia della tivù che dal pomeriggio a tarda sera trasmette il consueto concertone del 1° Maggio. Ogni anno mi sono ripromesso di fare il biglietto aereo in tempo per andare a Roma al concertone, ma credo che, visto gli anni che galoppano, resterà fra i desiderata inesauditi. Quest'anno poi meglio non pensarci

Intanto anche questa domenica se ne sta andando ed io registro un tempo inclemente con un cielo plumbeo che ci accompagna dalla mattina nonostante siamo nell'Isola del sole e del mare. Ora pioviggina e non si può uscire per un giro intorno a casa bemmeno nel giardino. Avessi un cane mi sarei sentito obbligato a varcare la soglia. La scusa del tempo inclemente mi fa convinto che è una giornata normale. Invece. Meglio un po' di musica ed un libro. Rigorosamente in pantofole.
Consiglio i Thievery Corporation in sottofondo, lounge e downtempo di qualità.

Passo e chiudo. See you.




venerdì 17 aprile 2020

16,17 aprile 2020 - verso la fase 2?

Ieri abbiamo appreso la triste notizia della scomparsa di Luis Sepulveda. Per più di cinquanta giorni ha resistito il covid19. Incredibile come si combatta e si resista perfino alle torture e si abbandoni la vita terrena per un un essere infinitamente piccolo, un virus.
Luis immerso nello spirito latinoamericano che si trovò nel pieno del colpo di Stato militare di Pinochet, nel palazzo presidenziale, dove morì Salvador Allende, venne arrestato e torturato, rinchiuso per sette mesi in una cella minuscola dove anche i più normali movimenti erano quasi impossibili, come stare in piedi o sdraiato. Dopo tante peripezie, soccombe per un virus, senza poterci neppure dibattere, lui che amava tanto la parola, il confronto, il comunicare, lo scrivere. Questo mi ricorda un aforisma di Brecht "Sono sfuggito agli squali, ho abbattuto le tigri, divorato mi hanno le cimici."
Ieri sul tardi ho apprezzato una trasmissione televisiva "acdc" che mi ha fatto riflettere. Un popolo, i costruttori di Teotihuacan, nel mesamerica, una città che nel mille dopo Cristo contava circa 125000 abitanti che di espanse al punto di conquistare, non solo con le armi, la civiltà maya. Non è ancora chiaro chi fossero. La supposizione più accreditata è che si trattasse di un popolo scappato da una potente eruzione vulcanica. Fa riflettere come gli sforzi umani di una civiltà, i successi, le invenzioni, l'accumulo di ricchezze e, di pari passo, la costruzione di sontuose strutture architettoniche da un momento all'altro possano essere distrutte dalla furia di un vulcano, uno tsunami o in alcuni casi l'abbandono repentino in seguito ad una pestilenza, di conseguenza la natura si riprende lo spazio. Basti pensare a cosa è in grado di fare la natura i quei posti dell'ex Unione sovietica dove il disastro nucleare ha portato all'abbandono di città ora interamente avvolte nel verde.
Pensavo a queste cose, con pensieri confusi e affastellati in libera uscita e piuttosto disorganici, con musica dei Clash, Il triplo mitico "Sandinista", mentre passavo per Barumini, al ritorno da Cagliari, si intravedeva il nuraghe, la Reggia, Su Nuraxi, un tempo fino agli anni 60, ricoperto di terra fino alla cima, fino a che l'accademico Giovanni Lilliu non lo riportò alla luce. Partendo dalla sommità della collina, su bruncu de su nuraxi, fino al villaggio di capanne intorno. Bene, cosa era questo popolo, non si hanno certezze se non supposizioni. La scuola non è che dedichi molto spazio anzi. Meglio insistere sull'impero romano. Si sa la storia la scrive il vincitore. 
Superate queste colline che ci avvicinano alla Giara, in una esplosione di colori primaverili, dimentico che siamo in pandemia. Sarà che nei paesi che attraverso non si incontra quasi nessuno. Così, arrivando verso casa, in questo ostico venerdì 17, mi imbatto in una scena che avrei volentieri evitato e che mi ha commosso. Un carro funebre carico di fiori parcheggiato nella via principale, in un silenzio pesante, aspetta che i pochissimi congiunti portino il feretro. Sapevo che il defunto over 80 stava male da tempo, non di covid19, il mio è uno dei 270 comuni dell'isola con zero contagi. Pochi parenti vicino al cancello, distanziati, con le mascherine, non potranno partecipare alle esequie come vuole il Dpcm covid19. Una situazione davvero insolita. Nel mio paese chiunque trapassa a vita migliore viene accompagnato in cimitero dalla gran parte dei paesani. Questa pandemia cambia tutto. 
Appena accesa la tv, oggi arrivo in ritardo nel consueto appuntamento, quasi liturgico, della conferenza stampa di Borrelli della Prociv: Calo dei contagi bloccati al centro sud.
Si parla di fase 2. Vedremo

mercoledì 15 aprile 2020

14-15 aprile 2020 - the answer is blowin in the wind

In questa sorta di 41bis ogni tanto ti è concesso prendere il tuo veicolo, ormai datato, per affrontare la 131 e recarti nel capoluogo. Lo smart working ti dà anche i suoi giorni concreti, non sempre e tutto è possibile on line.
Inutile dire che dai miei primi post la situazione è mutata, repentinamente. in città ormai sono tutto mascherinomuniti, giusto una ragazza col cane al guinzaglio ne pareva sprovista. Dal retrovisore ho visto, però, che ce l'aveva attaccata ad un'orecchia mentre nell'altra aveva il cellulare; una folata di vento rischiava di portargliela via e con un gesto repentino rischiava di far cadere il cellulare. I semafori stranamente sono veerdi e non ti consentono di scattare una foto in una atmosfera più ferragostana del dopo pranzo che di una mattinata primaverile. Alcuni signori di mezza età aspettano l'apertura della farmacia, altri hanno la busta del pane ben salda nella mano. Se ti è venuta voglia di un caffè, beh meglio non pensarci. Tutti i bar sono ovviamente chiusi. Leggevo che il TAR ha cassato l'ordinanza del sindaco di Cagliari che estendeva la chiusura anche ai distributori H24 automatici di bibite e merendine. Ha dovuto corregerla inserendo questa attività tra quelli da poter aprire purchè negli orari dei negozi.
L'Unione di oggi non pare d'accordo su quella bizzarra sparata riguardo le spiagge, giusto per salvare la stagione balneare (qui prodest?) scrivendo che "Box di plexiglass per salvare l'estate, no dei balneari", tant'è che, sottolinea, il presidente del SIB ha definito questa una ipotesi fantasiosa. Su altre questioni, quella ad esempio della ordinanza che prosegue nella chiusura delle librerie, in senso contrario rispetto al DPCM, non mi pare che questo giornale ne abbia parlato in negativo, ma neppure in positivo. La linea editoriale, dalla sua nascita, si sa, ha sempre seguito il vento dei governanti di turno, in realtà si è però trovata sempre a sostenere ... i poteri forti.
Dopo questa divagazione, che sarebbe assimilabile a una vox clamantis in deserto, proseguo la mia giornata sbrigando pratiche con un p.c. piuttosto sonnolento; l'antivirus lo imbriglia e forse sarà il caso di guardare qualche catalogo in rete per un nuovo acquisto. Intanto va.
Nel solito appuntamento delle 18 di ieri della ProCiv pare che la situazione, benchè sul discendere dei contagi non trova corrispondenza nel nord Italia dove i focolai, non si capisce bene perchè (ovviamente è una espressione retorica) non diminuiscono. In Sardegna le provincie di Oristano e Nuoro non registrano alcun contagio, mentre complessivamente nell'Isola son dieci. Nonostante questo il lockdown imposto è perfettamente in sintonia con quanto prescritto dalle regioni a trazione leghista. Alla faccia della autonomia di chi ci governa che insiste con l'autonomismo, a parole. Su questo ed altro credo che Emilio Lussu si stia rigirando sulla tomba tanti e tali sono gli abusi di questo termine. Intanto continua il numero dei decessi e anche ieri si sono registrate seicento vittime covid19, da noi cinque. Mi dico, quanto tempo dovrà passare prima che questo numero cali o si azzeri?
La risposta, diceva Bob Dylan, soffia nel vento.

Yes, 'n' how many deaths will it take till he knows
That too many people have died?
The answer, my friend, is blowin' in the wind,
The answer is blowin' in the wind.

(quanti morti ci vorranno perchè egli sappia
che troppe persone sono morte?
La risposta, amico mio, soffia nel vento
La risposta soffia nel vento)


lunedì 13 aprile 2020

12,13 aprile 2020 - scirocco

Nel suo sito Francesco Guccini, sulla presentazione dei brani dell'album Madame Bovary, ci dice che «Scirocco» - È un vento che si fa sentire raramente a Bologna, un vento caldo e strano che quando soffia la fa apparire diversa, surrèale. La storia d'amore che, non si conclude è un episodio incorniciato da questo vento insolito, come insolita è la struttura musicale, la milonga che è una parente del tango.
Il senso del brano è, per me, già interamente racchiuso nella prima strofa di Scirocco", il primo che apre l'album:
"Ricordi le strade erano piene di quel lucido scirocco / Che trasforma la realtà abusata e la rende irreale / Sembravano alzarsi le torri in un largo gesto barocco".
Ebbene, oggi, Lunedì dell'Angelo, pasquetta, tradizionalmente dedicato alle gite fuori porta, con grigliate e picnic, oggi niente di tutto questo
Oggi soffia nella nostra Isola lo scirocco, da noi chiamato bentu 'e soli che da millenni modella morfologia e flora rendendo certi paesaggi davvero unici, già da mezza mattinata tende a rinforzarsi. Questo scirocco se in genere ti innervosisce, in particolare perché in estate accentua la calura,  oggi ti fa sorridere se pensi che avrebbe potuto rovinarti la scampagnata se, sottolineo, ci fossimo recati a festeggiare la pasquetta, in spiaggia o in montagna.
I tiggì nazionali, così come i locali, non fanno che confermare che gli italiani, forse per via delle sanzioni previste per chi vìola il lockdown, meno per senso di responsabilità, sono rimasti a casa. Oggi come ieri a Pasqua. Non credo che la pandemia abbia mutato la testa e l'inclinazione di molti italiani. Vero è che sta affiorando maggior propensione al volontariato ma, credo, quello zoccolo duro di cretini è duro da scalfire. Se penso che ci sono già in Italia, per ora, 20.000 morti, sebbene il picco ridiscenda con la conseguente diminuzione di decessi, anche in questi due giorni di festa dobbiamo registrare che sono state comminate 14.000 sanzioni con addirittura situazioni che hanno dell'incredibile; ci notiziano, di quel gruppo di idioti che sono stati bloccati dall'elicottero delle forze dell'ordine mentre nel tetto del palazzo condominiale arrostivano carne a suon di musica melodica (gli avrei sanzionati anche solo per questo).
Il DPCM ci condanna ancora a due settimane di chiusura. Come se non fosse nell'aria e non ci avessimo pensato già da tempo in occasione della quotidiana conferenza stampa della ProCiv, dove si auspicava da parte dei rapprese dell'ISS un allungamento dei tempi delle misure di restrizione.
Intanto in Sardegna i contagi restano bassi e da ieri non si registrano decessi per covid19. Per me che abito sotto una collina, immerso nel verde, con piante intorno, aria pulita e possibilità di muovermi e sgranchirmi le gambe, tutto sommato non va male. Se penso però a chi vive in città, in un condominio senza giardino, magari in un quinto piano, o in un sottopiano di 40 metri quadri, credo che queste settimane sono e saranno terribili. Per questi davvero non mi sento di biasimarli, se vengono pizzicati un poco più lontano da casa mentre si sgranchiscono, per questi auspico maggior clemenza da parte degli agenti.
Detto questo, torno alla lettura di un buon libro. Immagino anche voi. Il tempo c'è. Restiamo in casa. Chessaramai.


sabato 11 aprile 2020

10,11 aprile 2020 - fine dell'american dreaming

Ieri nuovo DPCM che ci blinda in casa fino al 3 maggio con possibilità di aprire le librerie al pubblico.
Oggi, vigilia di Pasqua parto da una riflessione: leggo che il coronavirus nel mondo ha già mietuto circa 100.000 vittime. 
Fra queste la percentuale più altra fra gli ultra settantenni, con una o più malattie pregresse, ma in particolare fra le classi meno abbienti. Dunque se mi ero fatto un'idea che il virus è democratico mi sbagliavo di grosso. Il virus ha un potenziale democratico, può colpire tutti, come sempre la possibilità di contagio dipende dalle condizioni materiali, da dove si vive dalla densità di popolazione e, ovviamente, dalle condizioni igieniche. Nei quartieri alti dove ci si chiude nelle proprie ville la probabilità scende allo virgola zero zero uno rispetto a chi vive negli slum o baraccopoli. Commentando le notizie del Tg di rainews24, dove le immagini che scorrevano mostravano una baraccopoli di Nairobi, mia madre ne è sortita di getto con una frase in limba che inquadra quella che in sintesi è, sempre, una questione di classe (sociale): "sos riccos ana a esser agorraos in sas villas, sos poberos in barraca. De cussos no nde moridi mancu unu", tradotto "i ricchi sono blindati nelle loro ville. I poveri nelle baracche. Dei primi non muore nessuno.
Se anche fosse, cioè se gli appartenenti alle classi agiate in seguito al contagio perissero, affronterebbero la malattia e la morte in ospedali di lusso. Parlo ovviamente di ciò che accade negli USA dove la sanità è interamente privata e se perdi il lavoro rischi di morire in strada. Ad oggi nel nord America oltre mezzo milione di contagiati, quasi 20.000 vittime.
Così scopri che a New York sono 7000 e 4.000 solo nell'ultima settimana. Il numero è talmente alto che non riescono a dare a tutti degna sepoltura. Per cui come si legge nella maggior parte dei quotidiani, ad essere sepolti nell’isola di Hart Island sono prevalentemente i senzatetto e gli indigenti, la fascia sociale più colpita dal virus. Le statistiche dicono che nell'isola se prima del Covid-19 si trattava di 25 sepolture la settimana, ora si parla di oltre 30 al giorno. La cosa più allucinante è che a svolgere il lavoro di sepoltura sono i detenuti del carcere di Rikers Island, dove si consuma un dramma parallelo, comune ad altre prigioni, dove il virus ha gioco facile. (Da Il Manifesto https://ilmanifesto.it/lisola-cimitero-di-new-york-dove-i-poveri-sono-seppelliti-dai-detenuti/)
Dunque due più due fa sempre quattro. Se sei ricco hai una degna sepoltura, se si povero verrai tumulato nelle fosse comuni e al termine di questa pandemia non avrai diritto neppure ad un fiore.
Una riflessione corre veloce in parallelo fra quanto visto gli scorsi giorni qui in Italia, nella bergamasca, i 70 camion militari che trasportano le salme delle vittime covid19, quanto meno per garantire a tutti una degna sepoltura, e le immagini dall'alto delle fosse comuni di Hart Island. Da noi la sanità è principalmente pubblica in servizio di sanità nazionale anche dopo i tagli lineari ai bilanci per 37 miliardi in questi ultimi anni. Negli USA no.
Nella settimana della passione di Cristo si infrange il sogno americano, patria del capitalismo mondiale, l'american dreaming che ha fatto sognare in tanti negli anni 60 e 70 complice anche i mega raduni musicali ed una certa parte della letteratura che ha ispirato la beat generation, perché negli USA potevi scorrazzare libero negli spazi sconfinati e cambiare lavoro quanto e quando volevi.
Oggi, quelle fosse comuni, stridono fortemente sullo slogan di Trump, e di Regan, Make America Great Again. Intanto si muore.

Questo brano dei Dead Can Dance credo sintetizzi questa riflessione.

When I walk into the promised land
We've been too long American dreaming
And I think we've all lost the way
(...Quando cammino nella terra promessa
E penso che tutti noi abbiamo perso la strada
Siamo stati troppo a lungo il sogno americano...)






giovedì 9 aprile 2020

8,9 aprile 2020 - tablet, device, ricchi premi e cotillons

"Emergenza coronavirus limitare gli spostamenti" .
Questo è il testo luminoso che appare nel banner del cartello stradale appena arrivi a Cagliari, passando per l'asse mediano di scorrimento, giù sulla destra l'ingresso per la rotatoria che ti porta verso via Peretti, Ospedale Brotzu, a sinistra verso il quartiere Monreale di Pirri, dritto verso il centro (con deviazione in via dei Valenzani) se prosegui verso il Poetto, o Quartu. Io, destinazione ufficio. Freccia a destra verso viale Marconi. Mi attende un compito indifferibile.
Visto che la modalità lavoro agile (smart working, secondo un piglio esterofilo) non consente di eseguire compiti manuali pratici, nel concreto la distribuzione dei "device" ai genitori degli alunni al momento forniti o più semplicemente meno abbienti, lo devi fare di persona. Il governo nel sito (nelle f.a.q. del Decreto #IoRestoACasa) ci tiene a sottolineare che "La presenza negli uffici è limitata ai soli casi in cui la presenza fisica del dipendente sia indispensabile per lo svolgimento delle attività strettamente funzionali alla gestione dell’emergenza e delle attività indifferibili. Le amministrazioni sono tenute a garantire il rispetto di tale indicazione, anche al fine del prioritario interesse alla tutela della salute del personale dipendente". Però. Concretamente devi materialmente essere presente in segreteria, per ricevere l'utenza, che deve compilare la scheda, firmare il contratto di comodato gratuito; mentre io devo individuare, a seconda dell'età dell'alunno, il p.c. o tablet idoneo, da consegnare, quindi segnare il numero seriale, ecc. ecc... intanto scambi due convenevoli dietro la mascherina, cercando di recuperare un rapporto umano in tempi di covid19. In tutta questa storia, però i bambini, i ragazzi, non ci sono. Sono a casa. Fra le quattro mura. In attesa che il lockdown termini. Unico cordone che li tiene in contatto col mondo, le lezioni in modalità on line nella didattica a distanza tanto cara, ormai, alla ministra in carica. Tutto ok? Direi di no. Fra dire e il fare, si dice, c'è di mezzo il mare. Con situazioni completamente diverse e anche opposte fra un alunno e l'altro, anche della stessa classe. Le differenze ci sono, eccome. Così come in tempi normali ci sono. C'è chi ha il giubbotto, o grembiule, griffato e chi no. È sempre una questione di classe, sociale.
Anche nella didattica a distanza. Chi ha avuto gli strumenti da subito ha potuto seguire agevolmente le lezioni. Gli altri no. Sono indietro. Come recuperare il gap? Per ora lo Stato consegna un device in comodato. E la connessione? C'è chi, però, non ce l'ha. Nella stessa classe. La ministra ci mette poco a dire che si sta applicando l'articolo 3 della costituzione
Tanto che ci vuole. Ci mette poco a passare dalla DAD facoltativa a quella obbligatoria. I mezzi di connessione? Gli stessi appena detti. I docenti? Stessa storia. Se già la scuola faticava a dare una certa omogeneità nazionale nel mondo della istruzione ora, tanto più se non si torna sui banchi, anche peggio. La soluzione, si va avanti e poi per decreto, tutti promossi. In questo siparietto situazionista tutto sta al suo posto come prima, del coronavirus. Chi ha i soldi va avanti.
Mentre consegno un tablet mi distraggo un un'attimo e guardo, nel piazzale, fuori quasi in fila indiana una decina di pavoni, tre maschi colorati uno più baldanzoso degli altri, fa la ruota. Fuori il cancello un vecchietto senza mascherina, che tiene al guinzaglio il suo cane di taglia media, incurante dei pericoli tuonati dal sindaco, anche con quegli orrendi manifesti, uno dei quali dice "meno esci, prima ne esci". Per non parlare delle sue esternazioni in tv in quella trasmissione trash di quella tal Barbara che si crede giornalista con movenze da femme fatale.
Ma cosa stavo dicendo? Ah! parlavo degli alunni.
Visto che siamo ad aprile è d'uopo la poesia Canzone d'aprile di Federico Garcia Lorca, che descrive quello che era, quando scriveva, ai suoi tempi, l'allegria che si respirava passando davanti ad una scuola. Momenti che davvero si teme tardino a tornare,
Escono allegri i bambini
dalla scuola,
lanciando nell'aria tiepida
d'aprile tenere canzoni.
Quanta allegria nel profondo
silenzio della stradina!
Un silenzio fatto a pezzi
da risa d'argento nuovo.
Vado pel cammino della sera,
tra i fiori dell'orto,
lasciando sulla strada
l'acqua della mia tristezza

La tristezza è quella sensazione che ci trasmette l'oggi passando davanti ad una scuola. Cancelli chiusi. Palazzi che hanno perso il senso.
Passerà. Speriamo. Intanto oggi si paventa un'altra proroga delle restrizioni. A dopo primo maggio. Dopo picco i contagi scendono ma la situazione è la medesima. Damn, shit, espressioni punketare in libera uscita.

Visto che in questo mese l'umore è questo, mi sa che termino con un verso di T.S. Eliot - da "La terra desolata"
Aprile è il più crudele dei mesi, genera
Lillà da terra morta, confondendo
Memoria e desiderio, risvegliando
Le radici sopite con la pioggia della primavera




martedì 7 aprile 2020

6,7 aprile 2020 - dagli all'untore

La quarantena che si deve "sopportare", cioè stare in casa o in una stanza senza contatti con esterni, nè con l'esterno, in tempi di COVID19 ha una durata di 14 giorni. Non 40 giorni. Wikipedia ci viene in soccorso per cui <<La quarantena, detta anche contumacia, è un isolamento forzato, solitamente utilizzato per limitare la diffusione di uno stato pericoloso (spesso una malattia). Il termine deriva da quaranta giorni, la durata tipica dell'isolamento cui venivano sottoposte le navi provenienti da zone colpite dalla peste nel XIV secolo. Venezia fu la prima ad emanare provvedimenti per arginare la diffusione della peste, nominando tre tutori della salute pubblica nei primi anni della Peste Nera (1347).>>
Quaranta (ovvero quattordici) giorni senza contatti con l'esterno. Il senso è chiaro. Dovrebbe esserlo a tutti. Questo arco di tempo ovviamente riguarda chi ha avuto un contagio o si teme, in particolare per chi non ha sintomi o viene da zone a diffusione virale, che possa continuare la strada del contagio tanto caro e indispensabile al virus. Ora ci chiediamo se esistono degli individui che a rischio di contagiarne altri corrono il pericolo sottraendosi a questa situazione o imposizione. Non dovrebbero. Eppure i media riportano quotidianamente che esiste questa genia di idioti criminali e che, a giudicare dal numero, non sono pochi; in particolare in quelle regioni dove purtoppo si contano migliaia di vittime.
Diversa da questi pessimi individui è la questione degli untori in cui si annoveravano coloro che "ungevano" la peste a Milano nel 1630, sospettati di diffondere il contagio ungendo persone e cose, le porte delle case, le panche delle chiese, appunto con unguenti malefici scatenando l’ira popolare.
Arriviamo al punto. I media e i social ci hanno mostrato quel corteo funebre di 70 camion militari che trasportano i feretri delle vittime del coronavirus da portare in altra regione per l'inumazione, poiché tanti erano i morti e tali per cui non era possibile in pochi giorni usare i crematori della bergamasca. Quelle immagini hanno segnato un punto spaventoso di ritorno agli anni della peste a Milano, di manzoniana memoria, con tutte le fobie odi e rancori in chi già prima del covid19 aveva queste pulsioni, io direi anche in seguito alla perenne campagna elettorale, dove l'odio è un carburante formidabile per contabilizzare voti e salire nei sondaggi. Ma credo che quelle immagini abbiano arruolato nella schiera degli odiatori un numero sempre crescente fra chi, già esasperato dal lockdown, non vede di buon occhio chi esce col cane per le deiezioni quotidiane, chi va a fare la spesa, ed ora persino chi esce con un bambino. Visti come degli untori. Di recente, ma non ricordo in quale programna, un medico si dogliava del fatto che si usasse il termine untore anche per questi che ho indicato, sebbene eventualmente più che untori, si diceva, sono dei vettori seppure inconsapevoli.
Spero che questa esperienza collettiva ci faccia riflettere sulla umanità perduta e sulla necessità del recupero di valori morali e spirituali, usati alla bisogna solo per sbandierarli nelle tornate elettorali.
Per tornare al mio orticello, il particulare guicciardiniano, anche io comincio ad essere stanco di stare, come dicevo in un post, come cane alla catena. Ma sono paziente come lo è il popolo sardo preda fi decine di invasioni, non ultime quella dei Savoia. Da noi pochi contagi con lo stesso trattamento delle altre regioni. Mi pare eccessivo. Questi giorni le amministrazioni sono nella forsennata caccia alle mascherine da distribuire. Il nostro presidente ci fa presente che estenderà l'obbligo dell'uso ma di queste se ne vedono poche né si comprendono le modalità di distribuzione. Vedremo prossimamente. Intanto io sto a casa.
Mentre tu stupido odiatore, che non ti rendi conto di aver viaggiato indietro nei secoli, dai la caccia all'untore

Caparezza - Dagli all'untore
" (...) Se mi beccano mi spaccano di botte
Come minimo mi ritrovate cliccato su Rotten
Il mio cuore batte più delle battone
Quando porto confusione nella popolazione
Ne traggo giovamento massimo
Panico al prossimo ed il prossimo potrebbe essere chiunque (...)



domenica 5 aprile 2020

4-5 aprile 2020 - La domenica delle salme

Una domenica delle palme inconsueta inedita e misconosciuta. In alcuni cancelli e portoni del mio Comune ho visto appesi ramoscelli d'ulivo e foglie di palme. Il Papa mentre celebra la messa in questa domenica nella Basilica deserta si rivolge ai giovani dicendo "Guardate ai veri eroi di questi giorni". Porte chiuse a Gerusalemme nella chiesa del Santo Sepolcro. Anche lì in Palestina si muore, e non solo di Covid19. A Gaza si tene una ecatombe, impossibile tenere le distanze, in una cronica emergenza sanitaria e ina popolazione allo stremo. Qui abbiamo la Protezione Civile a gestire l'emergenza, lì la Mossad. Le chiese sono chiuse. Dappertutto. Per domenica di Pasqua ancora non si sa. I credenti in casa loro hanno modo di ricongiungersi in preghiera con dio. Il lockdown impone di restare in casa ed uscire solo per giustificati motivi. Ricongiungersi in chiesa con dio non rienta fra questi. Riguardo le altre confessioni penso sia uguale. Tutti i riti religiosi andranno celebrati e officiati senza pubblico di fedeli, praticanti et similia. I bigotti sbigottiti. In questa inedita situazione chi ha ricoperto incarichi statali ed ambisce ad essere uno statista, magari tale da entrare nel libro di storia, cosa dice. Già cosa ci rappresenta.
L'ipse dixit del leader, della formazione politica che nei sondaggi è sempre prima, è che la scienza da sola non ce la fa, necessita l'intercessione del cuore immacolato di Maria. La sua diagnosi è questa, netta secca implacabile; arruolato in tutta fretta fra i tuttologi che ritengono l'apertura delle chiese, in questa giornata delle palme e a Pasqua, indifferibile per quei fedeli che in casa non riescono a pregare e possono dunque intercedere presso la madre del Signore solo in chiesa. Tranquilli l'ha detto scritto e palesato. Non è un post de Il Lercio. Se da un lato si fa richiesta di intercessione divina d'altro lato il Nostro intercessore è primo firmatario della Proposta di modifica 1.1 al DDL , al Senato, con cui si dispone all'art. 1 bis una riduzione della Responsabilità datori di lavoro sugli operatori sanitari e sociosanitari. Si dice, e si chiede modifica, testuale, "... Dei danni accertati in relazione alle condotte di cui al comma 1, compresi quelli derivanti dall'insufficienza o inadeguatezza dei dispositivi di protezione individuale, risponde civilmente il solo ente di appartenenza del soggetto operante ferme restando, in caso di dolo, le responsabilità individuali.».
Come dire se ti infetti e non hai indossato i D.I.P. è colpa tua. Siamo al paradosso e l'incredibile. Da un lato si intercede al cuore immacolato dall'altro si bastona. L’emendamento è stato successivamente ritirato dal Carroccio dopo le denunce dei sindacati.
Ma il nostro intercessore non è il solo. Il sindaco di Cagliari e della Regione Sardegna attendono che sant'Efis, santo protettore di Cagliari, festeggiato il primo maggio con processione di costumi della maggior parte dei comuni sardi in una kermesse di colori, ci liberi dalla peste. Come in quel lontano 1652.
Si legge nel sito dell'Arciconfraternita di Sant'Efisio: 《Nel 1652 in Sardegna infuriava la peste. Le autorità cittadine chiesero aiuto con un voto solenne a Sant’Efisio Martire, Efisio infatti poco prima di essere giustiziato per la sua fede aveva promesso di proteggere per sempre Cagliari e i suoi cittadini. La città di Cagliari raggiunge il momento più drammatico nell’estate del 1656 con la popolazione dimezzata. Nell’ottobre dello stesso anno l’epidemia finisce, ed i Consiglieri della Municipalità emettono il solenne voto, nel municipio situato al tempo in piazza Palazzo a Cagliari》
Nella testa dei nuovi amministratori Regionali e di Cagliari già si vedevano seduti nelle gradinate d'onore o nella balaustra in prossimità del palazzo municipale di piazza Matteotti, mentre salutano agitando la mano i gruppi folkloristici in un tripudio di colori e nel tappeto di petali di rose, sa armatura, al seguito di carri trainati dai buoi, is traccas, gruppi di cavalieri dei miliziani, accompagnati dal suono delle launeddas. Mai avrebbero immaginato di dover fronteggiare una emergenza di questa portata. Le risposte balbettanti e le soluzioni proposte non sembrano sufficienti. Anzi. Sono, siamo, fortunati perché i casi di positività sono limitati e probabilmente la Sardegna sarà fra le prime a fare da apripista alla fase 2. Questo sarà alla base del dibattito delle prossime settimane.
Chiudo nella speranza che le preghiere alla Madre dell'intercessore abbiano quale esito di farlo sparire quantomeno dalla TV.
Mi raccomando fate attività, muovetevi, si consuma tanta farina per dolci. Già non si trova più nei negozi e il lievito a birra è introvabile.
La mia domenica da non praticante e praticamente agnostico? Ascolto Fabrizio De André. Le nuvole e ...
La Domenica delle Salme. Attualissimo.
(...)

La domenica delle salme

nessuno si fece male

tutti a seguire il feretro

del defunto ideale

la domenica delle salme

si sentiva cantare

quant'è bella giovinezza

non vogliamo più invecchiare

(...)






venerdì 3 aprile 2020

2,3 aprile 2020 - viaggio nel plateau della Giara


Siamo rimasti al contesto descritto nel precedente post, dove la situazione sui progressi sul fronte coronavirus ci ha regalato la situazione per cui siamo e stiamo, almeno per qualche giorno, in attraversamento su un plateau del contagio prima di arrivare al crinale, alla discesa, di dati più confortanti verso la risoluzione e la fine della battaglia. Il comitato scientifico attende la discesa per avviare la cosiddetta fase 2.
Dunque in questo viaggio, immaginario, affacciato alla mia finestra, con la pioggia che cade incessantemente già dalle 13, immagino di essere in cammino, nella parte di Gesturi, sopra il Tavolato della Giara verso Genoni, laddove il plateau ridiscende verso i Pascoli di pianura. 
La giara, si legge nel sito del museo del cavallino, 《è un altopiano basaltico dai lineamenti caratteristici, un’enorme fortezza naturale nel centro della Sardegna che custodisce una flora ricca di endemismi e un ambiente fiabesco. È nota soprattutto per la presenza dei cavallini della Giara, per le fioriture primaverili e per i laghetti conosciuti come Paulis.》
In questo viaggio, nei viaggi immaginari, non posso esimermi dal ricordare quanto diceva Fernando Pessoa:

"La vita è quel che decidiamo di farne. I viaggi sono i viaggiatori. Ciò che vediamo non è ciò che vediamo, ma quello che siamo." 
Quello che siamo oggi è ovviamente frutto del contingente periodo gravido di ansie preoccupazioni, ma anche speranze. 

Dunque, dopo questa divagazione, il contabile Borrelli che ci ha abituato alla quotidiana conferenza stampa delle ore 18, ci comunica che i positivi viaggiano verso i 120.000 (frutto di un intensificarsi, si dice, in questi giorni dei tamponi); si registrano in Sardegna 825 contagi, concentrati soprattutto nella zona sassarese 547 e 134 nell'area metropolitana di Cagliari, con 40 decessi. È chiaro che nell'isola si registra un limitato contagio, frutto verosimilmente del lockdown e della blindatura di porti e aeroporti.
A questo punto, visti i dati, mi chiedo il senso dell'inasprimento delle misure restrittive nel capoluogo dove, secondo l'ultima ordinanza, si prescrive l'obbligatorietà delle mascherine a norma nei mercati e negozi senza che si specifichi il tipo (da ospedaliero? Ffp3? ...). Una misura che parrebbe andare nel senso di una certa sensibilità sul fronte della salute pubblica. Tuttavia questa ulteriore restrizione cozza con la impossibilità oggettiva di acquistare le mascherine vista la cronica assenza nelle farmacie. Mi attendo che questa alzata di ingegno del sindaco, noto sentinello in piedi, abbia gambe consegnando gratuitamente le stesse quanto meno alle numerose famiglie meno abbienti. Come la penso su fi lui credo di averlo già espresso dopo la comparsa degli ignobili manifesti 6x3 sul restare a casa.
Don't forget. Stay home




mercoledì 1 aprile 2020

31 marzo-1°aprile 2020 - picco raggiunto e pesce d'aprile

Ci dicono, la Protezione Civile e l'ISS, che il "picco" dei contagi è stato raggiunto; anzi si è detto che siamo in cima in una sorta di plateau e che a breve iniziamo a scendere.
La metafora della montagna è interessante anche per farci capire gli sforzi che gli alpinisti o gli appassionati fanno per raggiungere il picco della vetta, il premio è, dunque, quel risultato raggiunto, per il solo fatto di essere su, lì sopra.
"Una cima raggiunta è il bordo di confine tra il finito e l’immenso", ha detto Erri De Luca.
Per noi, forse, la fine di un incubo. Certo la discesa è densa e gravida di pericoli di caduta o ricaduta, sempre a suon di metafore.
Intanto, visto che la realtà supera la fantasia, il ritorno alla "normalità" è stato fissato dopo il 13, dopo Pasqua. Così ci annuncia il ministro Speranza. Non più il 3 aprile. Sarà un Pesce d'aprile? Staremo a vedere. In ogni caso facciamo parte di un gioco nel ruolo di comparse, potremmo dire del Gioco dell'oca. Tirati i dadi il numero ci manda nella casella dove c'è scritto "ritorna alla casella di partenza". È un gioco, cinico e baro, dove si vince la vita. Per ora quindi non si esce. Si resta in casa. La novità odierna, secondo quanto diramato dal Viminale sta nella possibilità per genitori verso figli, o per coloro che assistono anziani o disabili, di fare brevi uscite intorno alla propria abitazione. Questo ha scatenato, come era facile attendersi,  l'ira di presidenti di Regione e di diversi sindaci per cui si oppongono a questa apertura. Fra cui annoveriamo il sindaco del capoluogo isolano sempre pronto nella qualità di bastian contrario e ultimamente alla ribalta per quei tabelloni inquietanti. Il dibattito è in corso nei media e social, anche perché il tempo a disposizione è abbondante da parte di tutti, liberi di esprimersi in dispute dottrinarie, come fossero sabiniani della scuola fondata da Gaio e proculeiani o cassiani di Labeone. In questa eterna disputa o diatriba degli opposti schieramenti per cui in Italia ci sono 60 milioni di allenatori, di registi, e ora di virologi. Bontà loro. Ovviamente non si vince niente.
Il meteo anche per oggi è inclemente. Piove e tira vento. Ma, tanto, si resta blindati. Per poco? Sono aperte le scommesse.