Luis immerso nello spirito latinoamericano che si trovò nel pieno del colpo di Stato militare di Pinochet, nel palazzo presidenziale, dove morì Salvador Allende, venne arrestato e torturato, rinchiuso per sette mesi in una cella minuscola dove anche i più normali movimenti erano quasi impossibili, come stare in piedi o sdraiato. Dopo tante peripezie, soccombe per un virus, senza poterci neppure dibattere, lui che amava tanto la parola, il confronto, il comunicare, lo scrivere. Questo mi ricorda un aforisma di Brecht "Sono sfuggito agli squali, ho abbattuto le tigri, divorato mi hanno le cimici."
Ieri sul tardi ho apprezzato una trasmissione televisiva "acdc" che mi ha fatto riflettere. Un popolo, i costruttori di Teotihuacan, nel mesamerica, una città che nel mille dopo Cristo contava circa 125000 abitanti che di espanse al punto di conquistare, non solo con le armi, la civiltà maya. Non è ancora chiaro chi fossero. La supposizione più accreditata è che si trattasse di un popolo scappato da una potente eruzione vulcanica. Fa riflettere come gli sforzi umani di una civiltà, i successi, le invenzioni, l'accumulo di ricchezze e, di pari passo, la costruzione di sontuose strutture architettoniche da un momento all'altro possano essere distrutte dalla furia di un vulcano, uno tsunami o in alcuni casi l'abbandono repentino in seguito ad una pestilenza, di conseguenza la natura si riprende lo spazio. Basti pensare a cosa è in grado di fare la natura i quei posti dell'ex Unione sovietica dove il disastro nucleare ha portato all'abbandono di città ora interamente avvolte nel verde.
Pensavo a queste cose, con pensieri confusi e affastellati in libera uscita e piuttosto disorganici, con musica dei Clash, Il triplo mitico "Sandinista", mentre passavo per Barumini, al ritorno da Cagliari, si intravedeva il nuraghe, la Reggia, Su Nuraxi, un tempo fino agli anni 60, ricoperto di terra fino alla cima, fino a che l'accademico Giovanni Lilliu non lo riportò alla luce. Partendo dalla sommità della collina, su bruncu de su nuraxi, fino al villaggio di capanne intorno. Bene, cosa era questo popolo, non si hanno certezze se non supposizioni. La scuola non è che dedichi molto spazio anzi. Meglio insistere sull'impero romano. Si sa la storia la scrive il vincitore.
Superate queste colline che ci avvicinano alla Giara, in una esplosione di colori primaverili, dimentico che siamo in pandemia. Sarà che nei paesi che attraverso non si incontra quasi nessuno. Così, arrivando verso casa, in questo ostico venerdì 17, mi imbatto in una scena che avrei volentieri evitato e che mi ha commosso. Un carro funebre carico di fiori parcheggiato nella via principale, in un silenzio pesante, aspetta che i pochissimi congiunti portino il feretro. Sapevo che il defunto over 80 stava male da tempo, non di covid19, il mio è uno dei 270 comuni dell'isola con zero contagi. Pochi parenti vicino al cancello, distanziati, con le mascherine, non potranno partecipare alle esequie come vuole il Dpcm covid19. Una situazione davvero insolita. Nel mio paese chiunque trapassa a vita migliore viene accompagnato in cimitero dalla gran parte dei paesani. Questa pandemia cambia tutto.
Appena accesa la tv, oggi arrivo in ritardo nel consueto appuntamento, quasi liturgico, della conferenza stampa di Borrelli della Prociv: Calo dei contagi bloccati al centro sud.
Si parla di fase 2. Vedremo
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