Disclaimer

Disclaimer
“CoronDiario” è un blog personale e non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n° 62 del 7.03.2001.

Verranno cancellati i commenti ritenuti offensivi o lesivi dell’immagine o dell’onorabilità di terzi, di genere spam, razzisti o che contengano dati personali non conformi al rispetto delle norme sulla Privacy

Cookie Policy
Comunico ai lettori che questo blog utilizza cookie. Se si prosegue nella lettura senza disattivarli dal proprio browser o cliccando “ok” dal banner inserita dalla piattaforma di Blogger equivale ad acconsentire al loro utilizzo. Per maggiori informazioni consultare l'apposita pagina "Disclaimer, Privacy & Cookie”, oppure clicca “ulteriori informazioni” dal banner di Google.

giovedì 9 aprile 2020

8,9 aprile 2020 - tablet, device, ricchi premi e cotillons

"Emergenza coronavirus limitare gli spostamenti" .
Questo è il testo luminoso che appare nel banner del cartello stradale appena arrivi a Cagliari, passando per l'asse mediano di scorrimento, giù sulla destra l'ingresso per la rotatoria che ti porta verso via Peretti, Ospedale Brotzu, a sinistra verso il quartiere Monreale di Pirri, dritto verso il centro (con deviazione in via dei Valenzani) se prosegui verso il Poetto, o Quartu. Io, destinazione ufficio. Freccia a destra verso viale Marconi. Mi attende un compito indifferibile.
Visto che la modalità lavoro agile (smart working, secondo un piglio esterofilo) non consente di eseguire compiti manuali pratici, nel concreto la distribuzione dei "device" ai genitori degli alunni al momento forniti o più semplicemente meno abbienti, lo devi fare di persona. Il governo nel sito (nelle f.a.q. del Decreto #IoRestoACasa) ci tiene a sottolineare che "La presenza negli uffici è limitata ai soli casi in cui la presenza fisica del dipendente sia indispensabile per lo svolgimento delle attività strettamente funzionali alla gestione dell’emergenza e delle attività indifferibili. Le amministrazioni sono tenute a garantire il rispetto di tale indicazione, anche al fine del prioritario interesse alla tutela della salute del personale dipendente". Però. Concretamente devi materialmente essere presente in segreteria, per ricevere l'utenza, che deve compilare la scheda, firmare il contratto di comodato gratuito; mentre io devo individuare, a seconda dell'età dell'alunno, il p.c. o tablet idoneo, da consegnare, quindi segnare il numero seriale, ecc. ecc... intanto scambi due convenevoli dietro la mascherina, cercando di recuperare un rapporto umano in tempi di covid19. In tutta questa storia, però i bambini, i ragazzi, non ci sono. Sono a casa. Fra le quattro mura. In attesa che il lockdown termini. Unico cordone che li tiene in contatto col mondo, le lezioni in modalità on line nella didattica a distanza tanto cara, ormai, alla ministra in carica. Tutto ok? Direi di no. Fra dire e il fare, si dice, c'è di mezzo il mare. Con situazioni completamente diverse e anche opposte fra un alunno e l'altro, anche della stessa classe. Le differenze ci sono, eccome. Così come in tempi normali ci sono. C'è chi ha il giubbotto, o grembiule, griffato e chi no. È sempre una questione di classe, sociale.
Anche nella didattica a distanza. Chi ha avuto gli strumenti da subito ha potuto seguire agevolmente le lezioni. Gli altri no. Sono indietro. Come recuperare il gap? Per ora lo Stato consegna un device in comodato. E la connessione? C'è chi, però, non ce l'ha. Nella stessa classe. La ministra ci mette poco a dire che si sta applicando l'articolo 3 della costituzione
Tanto che ci vuole. Ci mette poco a passare dalla DAD facoltativa a quella obbligatoria. I mezzi di connessione? Gli stessi appena detti. I docenti? Stessa storia. Se già la scuola faticava a dare una certa omogeneità nazionale nel mondo della istruzione ora, tanto più se non si torna sui banchi, anche peggio. La soluzione, si va avanti e poi per decreto, tutti promossi. In questo siparietto situazionista tutto sta al suo posto come prima, del coronavirus. Chi ha i soldi va avanti.
Mentre consegno un tablet mi distraggo un un'attimo e guardo, nel piazzale, fuori quasi in fila indiana una decina di pavoni, tre maschi colorati uno più baldanzoso degli altri, fa la ruota. Fuori il cancello un vecchietto senza mascherina, che tiene al guinzaglio il suo cane di taglia media, incurante dei pericoli tuonati dal sindaco, anche con quegli orrendi manifesti, uno dei quali dice "meno esci, prima ne esci". Per non parlare delle sue esternazioni in tv in quella trasmissione trash di quella tal Barbara che si crede giornalista con movenze da femme fatale.
Ma cosa stavo dicendo? Ah! parlavo degli alunni.
Visto che siamo ad aprile è d'uopo la poesia Canzone d'aprile di Federico Garcia Lorca, che descrive quello che era, quando scriveva, ai suoi tempi, l'allegria che si respirava passando davanti ad una scuola. Momenti che davvero si teme tardino a tornare,
Escono allegri i bambini
dalla scuola,
lanciando nell'aria tiepida
d'aprile tenere canzoni.
Quanta allegria nel profondo
silenzio della stradina!
Un silenzio fatto a pezzi
da risa d'argento nuovo.
Vado pel cammino della sera,
tra i fiori dell'orto,
lasciando sulla strada
l'acqua della mia tristezza

La tristezza è quella sensazione che ci trasmette l'oggi passando davanti ad una scuola. Cancelli chiusi. Palazzi che hanno perso il senso.
Passerà. Speriamo. Intanto oggi si paventa un'altra proroga delle restrizioni. A dopo primo maggio. Dopo picco i contagi scendono ma la situazione è la medesima. Damn, shit, espressioni punketare in libera uscita.

Visto che in questo mese l'umore è questo, mi sa che termino con un verso di T.S. Eliot - da "La terra desolata"
Aprile è il più crudele dei mesi, genera
Lillà da terra morta, confondendo
Memoria e desiderio, risvegliando
Le radici sopite con la pioggia della primavera




Nessun commento:

Posta un commento