Intanto leggo che in Sardegna il numero dei contagi di ieri sale a 118, se ne sono aggiunti altri tre dall'ospedale Sassari sempre medici, un numero che coincide col quello telefonico di soccorso ed allarme sanitario. Non fa ben superare. Per ora i dati forniti rilevano 27 casi accertati Covid-19 nella Città Metropolitana di Cagliari (+3), 5 nel Sud Sardegna, 2 a Oristano, 20 (+1), a Nuoro e 63 (+6) a Sassari.
Davvero un bollettino di guerra se si considera che da noi non ci sono focolai ma contagiati.
Stamane il cielo è scuro, come il cielo di ieri che non ci ha ancora mostrato in sole.
Intanto ieri la Giunta regionale della Sardegna ha stabilito che lo stato di emergenza regionale si protrarrà fino al 31 luglio 2020, per consentire (secondo il presidente) "una tempestiva attuazione delle disposizioni nazionali secondo le specificità del contesto isolano" ma, viene precisato nell'articolo dell'Unione Sarda, tutto questo "non ha alcuna attinenza con le restrizioni in corso".
Questa ultimo inciso corrisponde ad un cambio di passo, o retromarcia, perché gli stessi giornali poche ore prima avevano battuto una notizia che anticipava un decreto con restrizioni ben più pesanti e che hanno certamente allarmato i sardi e gli operatori turistici; per circa un'ora il testo del comunicato non era accessibile dal sito della RAS, per essere poi definitivamente rimosso. Attendiamo il testo dell'ordinanza.
Sul tardi l'Unione Sarda ha dovuto prendere ulteriormente le distanze con questo titolo
"Le comunicazioni della Regione disorientano anche i sardi emigrati", segno che la RAS ha dato prova di pessima comunicazione in tempi in cui la chiarezza sarebbe essenziale.
La modalità lavoro in loco, dunque non agile, mi regala un poco di mobilità. Dopo due ore di p.c., la norma sui videoterminalisti consente dieci minuti di riposo per la vista che userò per una camminata fra gli alberi, i gatti che sculettano e puntano alcuni piccioni a terra, i pavoni che beccano bacche e piccoli semi di ulivo, persino una cornacchia non dimostra grande preoccupazione, mi conosce. Duemila passi, bene. Di nuovo a lavoro.
Per il resto, fino al nuovo ordine di Conte, obbedienza. Come dicono i CCCP in "Depressione Caspica" ... l'obbedienza è dignità fortezza.
"(...) Se l'obbedienza è dignità fortezza / La libertà una forma di disciplina / Assomiglia all'ingenuità la saggezza / Ma non ora non qui no non ora non qui / No non ora non qui no non ora non qui / Tu con lo sguardo eretto all'avvenire / Fisso al sole nascente ed adirato all'imbrunire (...)
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