Quindi ieri mi sono fatto la mia ormai consueta e quotidiana passeggiata utilizzando lo Smart working dal cellulare, riuscendo nel contempo a fare e risolvere diverse questioni con agilità immerso nel verde. Su questo posso dire di essere fortunato perché non vivo in mezzo ai palazzi ma in un piccolo comune sardo immerso nel verde e senza inquinamento urbano. Tutto questo ovviamente deve essere accompagnato da buona musica, che porto con me nel cellulare come un buon e antico rimedio per ogni malattia. La musica ha la sua cura per ogni patologia, parlo dell'anima; per le altre può essere un buon conforto. Ciò detto, la mente va a quella puntata di PropagandaLive, credo del 10 aprile, poco più di un mese fa. Mentre facevo zapping sono capitato nei momenti in cui parlava Ezio Bosso. Se ci penso ho ancora la commozione per le sensazioni positive che era in grado di trasmettermi. In quella puntata fra le varie questioni, su come ad esempio stava affrontando a casa in piena lockdown, ha detto che la musica ci insegna la cosa più importante che esista: ascoltare. Una verità ed una constatazione semplice ma folgorante. Io che mal sopporto quelle trasmissioni dove tutti parlano e nessuno ascolta o si ascolta, dove tutti non rispettano nessun interlocutore perché, segno dei tempi, stiamo assistendo all'imbarbarimento dei costumi e della morale e questi sono figli di questi tempi.
Si Ezio Bosso ci mancherai, per come affrontava ogni giorno la sua disabilità con ottimismo e sorriso, ci mancherà. Uno che ha convissuto dal 2011 con una malattia neurodegenerativa, diagnosticata subito l'intervento per un tumore al cervello a cui fu sottoposto lo stesso anno, non si è mai fermato, continuando a suonare e dirigere nonostante le difficoltà e il dolore del suo male. Non pensavo affatto che vi avesse lasciato così presto. In quella puntata ho apprezzato ed ho ascoltato la musica delle due parole, come diceva lui, in un silenzio attivo. Perché amava dire che «Oggi tutti parlano e nessuno sta a sentire. Bisogna fare silenzio per poter ascoltare.Un silenzio attivo, che ti aiuta a percepire non solo il suono ma anche te stesso, la tua anima.》
Forse quel suono del silenzio del 1952 di John Cage, four, thirty-three oppure four minutes, thirty-three, 4'33'' , un brano nonsuonato di 3 movimenti , in silenzio.
Ed oggi ho appreso la triste notizia.
Che la terra ti sia lieve Ezio.
Gli dei se ne vanno e gli arrabbiati restano.
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